Intervista a Maria Giovanna Galafassi, ideatrice del blog
Non solo le api producono il miele, ma anche alcune specie di formiche mellifere (in inglese honey ants): ecco come e a cosa serve
Se crediamo che il miele sia un prodotto esclusivo delle api ci stiamo sbagliando. Tra le più di diecimila specie di formiche ve ne sono alcune capaci di fare il miele; esse vivono nei deserti e nelle regioni aride dell’Australia, del Nord America e dell’Africa settentrionale e meridionale.
Il miele prodotto dalle due specie australiane Camponotus inflatus e Melophorus, anche se non ha la prelibatezza del miele delle api, è stato a lungo usato dalle popolazioni indigene sia come fonte di zucchero che come rimedio per curare diverse malattie, dal mal di gola alle infezioni delle ferite. Le formiche mellifere, “honey ants” per gli anglosassoni, furono individuate verso la fine del ‘500 da alcuni missionari dell’Impero coloniale spagnolo, ma solo verso la fine dell’800 attirarono l’attenzione di molti entomologi.
I primi a descrivere in dettaglio queste particolari formiche - dall’addome rigonfio simile ad una bolla ambrata e traslucida grande quanto un acino d’uva - furono gli americani Henry Christopher McCook e William Morton Wheeler. Recentemente la specie di formica Camponotus inflatus che si trova nelle aree desertiche dell’Australia nord-occidentale è stata al centro di una ricerca condotta da un gruppo di scienziati della Sidney University che hanno dimostrato che il miele di queste formiche svolge una potente attività antimicrobica contro i comuni microbi patogeni e potrebbe servire a combattere le specie resistenti agli antibiotici.
Gli stessi studiosi hanno scoperto che il miele di questa formica è efficace anche contro un pericoloso batterio come lo Staphylococcus aureus, che è causa di infezioni e persino della morte se penetra nel corpo umano attraverso un semplice taglio, e può inibire anche due specie di funghi dei generi Aspergillus e Cryptococcus che si trovano nel terreno e possono causare infezioni anche gravi.
Le formiche del miele sono un esempio di quanto sia organizzata la società di questi insetti e di come l’evoluzione abbia suggerito loro il rimedio per sopravvivere adattandosi ai luoghi inospitali in cui vivono basandosi sulla cooperazione. Le formiche-serbatoi non sono altro che gruppi di formiche operaie il cui unico compito è quello di diventare serbatoi di miele per le loro compagne. Queste ultime infatti raccolgono il nettare e la melata dagli afidi che abitano sulle acacie e nutrono le formiche mellifere in modo esagerato, così che queste sviluppino un addome tanto grande da ospitare una buona quantità di dolce miele.
Incapaci di muoversi, le formiche del miele si appendono al soffitto del formicaio, in gallerie scavate nel terreno sabbioso profonde più di un metro, in attesa che le compagne operaie, quando necessario, possano cibarsi del loro miele. Basteranno dei colpetti delle loro antenne su quelle delle colleghe perché queste rigurgitino il miele grazie ad una apposita valvola gastrica che si apre e si chiude come un rubinetto. Le formiche-serbatoio vivono solo qualche mese ma in questo lasso di tempo il loro stomaco può essere riempito e svuotato tantissime volte.
Ma come fanno a dilatare tanto l’addome? La caratteristica che possiedono queste formiche è che l’esoscheletro dell’addome non è composto da un solo involucro come nelle formiche comuni, ma da una serie di piastre sovrapposte come delle tegole che si separano mentre l’addome cresce. In questa fase le formiche del miele diventano più vulnerabili, ma il loro destino è l’immobilità nel sottosuolo. Le formiche del miele inoltre non danneggiano nè le api né gli afidi, perché per vivere necessitano di poco nettare e poca melata e sono pure in simbiosi mutualistica con gli afidi a cui sottraggono la melata proteggendoli in cambio da parassiti e predatori.
Photo made in AI via Canva
0 Commenti