Dimmi quali conosci e ti indicherò come usarle!
Un concentrato di colore, sapore e salute al quale è impossibile rinunciare nella stagione autunnale: ecco tutto il buono della melagrana
La melagrana? E’ un frutto bello e buono! Prediletto non solo per il suo sapore ma anche per un utilizzo ornamentale (ad esempio per la creazione di splendidi centrotavola), il destino l’ha portato negli ultimi anni a salire sul palcoscenico dell’interesse mondiale grazie alle sue molteplici proprietà, che vanno ben oltre il classico consumo fresco (peraltro non a tutti gradito per il gusto spesso acidulo dei semi).
La pianta del melograno (Punica granatum) cresce nelle zone litoranee del Bacino del Mediterraneo: praticamente è ambientato nella zona degli agrumi ed anche un poco più a nord, ma come riferimento è meglio l’areale di coltivazione dell’olivo. Il portamento naturale è arbustivo cespuglioso (e non di albero), raggiunge al massimo l’altezza di 3-4 metri, ha notevoli pregi ornamentali: i nuovi germogli rosati della primavera su rami spinosi, le coriacee foglie lanceolate, i grandi fiori splendenti della tarda primavera, con il calice e i petali rossi; gli stessi frutti (botanicamente chiamati balauste, ricchi dei semi detti arilli) sono bacche grosse quanto un’arancia, globose, di colore bruno o rosso cupo, cosparse di macchie rosse. Maturano in Ottobre e presentano i semi avvolti nella polpa succosa, di color corallo e di sapore dolce – acidulo.
La melagrana è un frutto antichissimo, assurto a simbolo di bellezza e di fecondità nelle diverse religioni del mondo, per cui non può certamente definirsi poco noto, anche perché celebrato nella letteratura, religione, scultura e pittura, con una iconografia di eccellenza (Leonardo, Botticelli, ecc.). Nel 2010 il melograno, frutto presente in Italia e in generale nel bacino Mediterraneo da millenni, era praticamente inesistente nelle statistiche italiane perché se ne coltivavano poche decine di ha e la sua presenza era relegata a piante sparse in parchi, orti e giardini familiari.
La melagrana (o melagranata) era e rimane un frutto scomodo, troppo complicato da sbucciare e da sgranare con il rischio di sporcarsi con il succo, difficile da mangiare, seme spesso duro e dal sapore a volte molto acido. Per la sua capacità di conservazione come frutto intero essiccato si preferisce impiegarlo come ornamento e addobbo natalizio.
La rinascita dell’interesse per il melograno viene da Israele, i cui tecnici agricoli hanno preparato il modello della moderna coltivazione. Oggi si possono stimare oltre 1.500 ha già a coltura in Italia, soprattutto con le varietà Wonderful e Acco (Akko). Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio sono le regioni maggiormente interessate da questa improvvisa espansione.
Le ragioni della rinascita, a cui si è fatto cenno, sono da ricercare nel riconoscimento delle proprietà funzionali del frutto e dei suoi derivati estrattivi, la diffusione di attrezzi di sgranatura meccanica sia manuale che automatica degli arilli (i semi), che ne rendono più facile il consumo, la diffusione di cultivar più produttive e attraenti, il miglioramento delle tecniche colturali, la destagionalizzazione del consumo, lo sviluppo del suo potenziale come prodotto trasformato.
Di melograno se ne conoscono parecchie varietà, tutte non ben definite o descritte: amara verace (in relazione alla pronunziata acidità della polpa); dolce Alappia, con la polpa dei semi molto dolce; dolce nostrana, a buccia sottile, semi dolci coloro rosso vivo; in Sicilia è noto il gruppo Dente di cavallo (con le razze tipica, tardiva, a coccio duro, a coccio tenero).
Sono note alcune varietà californiane: la più diffusa è la Wonderful; altre si chiamano Ruby red, Spanish Sweet, Granada. Una varietà spagnola molto nota è la Valenza, apprezzata anche per l’alta quantità di tannino nella buccia e per le sue proprietà medicinali.. Le varietà più ricercate per ovvi motivi di praticità sono quelle a semi soffici: in India Ganesh, Jyoti; in Iran Bihaste, Dane, Sefide; in Israele Malisi, Shami, Black, Acco; in California Ariana, Gissarskii Rozovyi; In Europa la varietà a seme soffice per antonomasia è la spagnola Mollar.
Dal punto di vista nutrizionale 100 g di semi di melagrana apportano solo 83 kcal, mentre come componenti nutritivi si hanno 1,2 g di grassi, proteine 1,7 g, carboidrati 19 g (di cui 4 come fibra alimentare), oltre a sodio 3 mg e potassio 236 mg, calcio 10 mg, magnesio 12 mg, vitamine A, C e B6.
La melagrana può essere considerata senza timori come un “superfood”, cioè un alimento ad alto valore nutrizionale, definito anche alimento-farmaco. Infatti possiede così tante proprietà nutrizionali da diventare un ottimo rimedio preventivo e curativo, per molti dei più comuni disturbi. Questo è il frutto autunnale che ci prepara proprio per affrontare questa stagione dell’anno: infatti rinforza e prepara il nostro sistema immunitario ai freddi invernali. Le proprietà di questo frutto sono talmente tante da essere paragonato al famoso zenzero. Infatti come questa spezia, tanto rinomata ed apprezzata, la melagrana é antiossidante con riflessi sul rallentamento dell’invecchiamento dei tessuti, protettrice dello stomaco in quanto una volta ingerito genera una pellicola che protegge la mucosa gastrica dall’acidità cloridrica, antibatterica perché contrasta lo sviluppo di batteri dannosi per stomaco e intestino, antitumorale perché previene la formazione di cellule tumorali grazie alla sua azione alcalinizzante del sangue e dei liquidi corporei, protettrice dei vasi sanguigni e anticoagulante grazie alla presenza di vitamina K che interagisce con piastrine ed emoglobina, depurativa di tutto l’organismo grazie alla ricchezza di sali minerali e vitamine.
Il succo di melagrana, il prodotto più noto tra quelli derivati, è una scorta di sali diuretici, ma bisogna avere alcune precauzioni per non vanificarne i benefici. Premesso che si può preparare fresco anche in casa, è bene consumarlo appena fatto per evitare che i principi attivi si ossidino rapidamente all’aria e alla luce; ciò vale anche per i succhi acquistati fuori casa. Il succo di melagrana si usa anche come condimento al posto di salsa di soia, limone o aceto.
In cucina i semi di melagrana sono utili si aggiunti nei piatti dolci che salati, nelle macedonie di frutta e nello yogurt sono semplicemente graditissimi per la loro vena acidula accennata; anche i piatti a base di carne sia freddi, come il roastbeef, che caldi, come arrosti, brasati e cotture al forno possono essere esaltati ed elegantemente contraddistinti se aggiungiamo semi di melagrana. Piatto forte per l’aggiunta di melagrana sono le insalatone miste e i carpacci di pesce: i semi rossi danno una nota di colore, rendono il piatto più digeribile e aggiungono una piccola dose di antiossidanti in più. L’abbinamento della melagrana, che è un frutto alcalinizzante, con le proteine animali (carni, formaggi) contrasta la formazione di scorie acide che favoriscono la degenerazione dei tessuti.
L’utilizzo della melograna è in fase di ampia ricerca per rendere il frutto destinabile non solo al consumo fresco. Diverse prove sono in atto per poter rendere possibile trasformare le melagrane in di vino, liquori, aceti, sciroppi, concentrati di succo, melasse e salse, marmellate, coloranti per pelli, foglie e fiori per ricavarne thè e infusi, prodotti nutraceutici e molto altro ancora.
Concludiamo infine con due curiosità. Le bibite dette granatine (denominazione oggi molto generalizzata) originariamente venivano preparate esclusivamente con succo di melagrana. Inoltre, anticamente anche la corteccia della radice del melograno veniva impiegata in medicina, precisamente contro la tenia (verme solitario intestinale).
Note bibliografiche e sitografiche
- V. Forte, Frutti rari e curiosi d’Italia, Edagricole
- Manuale dell’Agronomo, Ed.REDA
- www.edagricole.it
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