Viaggio tra gli scritti gastronomici di Grimod de La Reynière, padre del giornalismo e della cultura gastronomica
In Bulgaria e in altre zone balcaniche vicine, a Natale e Capodanno è tradizione servire la torta salata chiamata banitsa: ecco com'è fatta
Continua il nostro viaggio alla scoperta delle tradizioni gastronomiche internazionali di questo periodo, sulle tavole di tutto il mondo, infatti, il Natale porta con sé qualcosa di unico e particolare che vale la pena assaggiare ma anche semplicemente conoscere!
Banitsa (conosciuta anche come banica o banitza) è un piatto della tradizione natalizia della Bulgaria da dove si è diffusa capillarmente in tutta la zona dei Balcani (insieme alla famosa Torta del Re) assumendo nomi leggermente diversi a seconda delle zone e divenendo così budiak, gibanica o milina.
Si tratta di una particolare torta sfoglia salata a base di pasta fillo, farcita con un composto di uova, yogurt e formaggio sirene (tipico della gastronomia bulgara).
Consumata secondo tradizione il giorno di Natale e la vigilia di Capodanno con un particolare riturale che prevede di passare la torta in mostra a tutti i commensali presenti e poi di tagliarla a quadrati in tanti pezzi quanti sono i commensali, in modo che ciascuno possa consumarne una porzione, più un’ulteriore fetta che viene lasciata come offerta alla Madonna considerata la protettrice della famiglia.
Se tra la vigilia di Natale e il 25 viene consumata a colazione o pranzo e accompagnata dalle bevande tipiche, nella notte che festeggia l’arrivo del nuovo anno la banitsa viene mangiata durante i primi minuti dopo la mezzanotte in segno di buon auspicio.
Soprattutto nella banitsa preparata per accogliere il nuovo anno vengono nascosti dei portafortuna che possono essere monete o piccoli oggetti simbolici, come rametti con germogli di corniolo, che simboleggiano la salute e la longevità. E’ tendenza recente scrivere messaggi di felicità su bigliettini di carta, avvolgerli nella carta stagnola per inserirli nella torta con pensieri auguranti felicità, successo, salute, matrimonio, ricchezza per il nuovo anno (riproducendo in qualche maniera la tradizione dei biscotti della fortuna). Si tratta di una sorta di "rito propiziatorio" per promettere a sé stessi e agli altri commensali l’impegno a raggiungere gli obiettivi e i sogni di felicità e prosperità che porta l’arrivo del nuovo anno.
Alla banitsa è attribuito anche un valore simbolico, in quanto per la tradizione bulgara rappresenta il cerchio della vita e il tramandarsi delle usanze e delle tradizioni familiari di generazione in generazione; questo valore simbolico rende il piatto non solo espressione della cultura popolare ma un vero simbolo nazionale.
Preparare la banitsa è molto semplice, gli ingredienti della farcitura (formaggio sirene, uova, yogurt, olio, burro) vanno mescolati insieme fino ad ottenere un composto grossolano; la parte più delicata è la preparazione della pasta fillo che deve essere successivamente oleata prima di accogliere il composto ed essere arrotolata e disposta in una teglia da forno; questa operazione di arrotolamento della pasta fillo ripiena avviene più volte, avvolgendo i cilindri di pasta ripiena uno intorno all’altro per ottenere una specie di spirale. Quando tutto è pronto si inforna ed il gioco è fatto; si può consumare a piacere calda o a temperatura ambiente, accompagnata con ayran (bevanda a base di yogurt) o boza (bevanda fermentata).
Accanto alla banitsa tradizionale a base di uova, latte e formaggio sirene, immancabile nelle festività natalizie, si accompagnano altre varianti dolci e salate a base di zucca, patate, spinaci e mele.
Photo made in AI
Scritto da Viviana Di Salvo
Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.
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