Mangiare alle Hawaii

Quali alimenti e ricette spopolano sulle tavole delle isole più sognate dell'Oceano Pacifico? Scopriamo tradizioni e particolarità culinarie

Mangiare alle Hawaii

Metti una giornata alle Hawaii: spiaggia, sole, mare... cosa mangereste? Sorpresa! La cucina hawaiana è lo specchio della sua terra e della sua gente: un mix etnico di tradizioni, culture e usanze sapientemente miscelate che danno vita ad una cucina ricca, versatile, colorata e ovviamente buona!

Le origini gastronomiche sono quelle dei nativi delle isole che sapientemente coltivavano kalo (taro), uala (patata dolce), maia (banana), ko (canna da zucchero) e ulu (frutto del pane) e traevano dall’oceano una enorme varietà di pesci. Alla semplicità degli usi locali si aggiunsero nel tempo quelli portati da commercianti, navigatori, esploratori e missionari finché, a meta del XIX secolo, le centinaia di lavoratori provenienti da fuori ed impiegati nelle piantagioni di zucchero portarono con sé tradizioni e materie prime nuove. 

Il tempo ha creato così uno straordinario mix di ingredienti, sapori e profumi diversi e, quella di oggi altro non è che la combinazione dei cibi coltivati localmente uniti ai sapori etnici delle popolazioni provenienti da Cina, Giappone, Filippine, America ed Europa che si sono insediate e amalgamate nei decenni. Oltre l’iconico pokè, nato dalla tradizione dei pescatori locali e ormai conosciuto, apprezzato e modificato un po' ovunque nel mondo, ci sono altri piatti da assaggiare e gustare con la curiosità tipica di un viaggiatore attento.

Pesce a volontà e immancabili i gamberi, grandi, freschi, cucinati ovunque in mille modi (da provare quelli all’aglio). Abbondante e profumatissima la frutta fresca, a partire dall'ananas, da consumare a volontà, direttamente dalle coltivazioni alla tavola. Da provare almeno una volta l’ulu, la varietà di albero del pane, coltivata per secoli. E’ una delle cosiddette piante delle canoe, trasportate dai primi colonizzatori polinesiani alle isole Hawaii. I frutti, versatili, possono essere consumati in tutte le fasi di stagionatura. Quando sono maturi hanno una consistenza densa e soda e un sapore dolce, quando invece ancora acerbi sono piccoli e verdi e il sapore, decisamente meno dolce, ricorda quello del carciofo.  L’ulu è consumato crudo o cotto, al vapore o rosolato sul fuoco fino a che la buccia si “abbrustolisce” o cotti nel tradizionale imu sotto le foglie del banano e poi sbucciati.

A tavola potrete provare: 
LOCO MOCO, creato nella città di Hilo e inizialmente destinato prevalentemente ai surfisti, è a base di riso bianco cotto al vapore sul quale sono adagiati un hamburger e un uovo fritto, innaffiati di salsa gravy (preparata con il fondo di cottura della carne cui si aggiunge burro o panna, brodo e farina per addensare). Si tratta di un tipico esempio di fast food hawaiano, riproposto anche con le varianti a base di pancetta, pollo, manzo, ostriche o gamberi. Al tutto si aggiunge, immancabile per i locali che ne sono ghiotti, lo SPAM, tipica carne di maiale speziata, cotta, macinata e messa in scatola della cultura americana.

LAU-LAU, un antipasto sfizioso e appetitoso, a base di pezzetti di pollo, maiale o pesce avvolti in foglie di taro (un tubero, simile alla patata, dalla polpa viola) e cotti al vapore

POI, piatto che risale alla tradizione locale, prima delle influenze e delle contaminazioni occidentali, dal tipico colore violaceo dato dall’uso del taro. Si tratta di una crema, dalla consistenza semi-liquida ma dall’indubbio valore nutrizionale, considerata la ricchezza in fibre, minerali e vitamine. Necessita di una preparazione lenta che inizia con la bollitura del taro che viene poi schiacciato a mano fino ad ottenere un liquido dalla consistenza vischiosa che viene fatto fermentare per alcuni giorni. 

SAIMIN, il piatto nato nel periodo delle piantagioni e per questo ispirato ai ramen giapponesi, al pancit filippino e al mein cinese. Si tratta di una zuppa di noodles di grano tenero serviti nel tipico brodo caldo giapponese (il dashi) e accompagnati da cipolle verdi, alga nori e kamaboko. Ormai è considerato un piatto tipico e spesso venduto anche nelle catene fast food o nei luoghi di aggregazione sportiva.

HULI HULI CHICKEN, uno dei piatti più diffusi, a base di pollo cucinato alla brace e servito con una salsa dolce a base di soia, zucchero di canna, zenzero e frutta. Il nome deriva dal termine hawaiano huli che significa girare, pronunciato tradizionalmente dagli addetti alla cottura allo spiedo che lo urlavano nel momento in cui giravano le carni per cuocere da entrambi i lati.

SALMONE LOMI LOMI, il piatto di origine occidentale, oggi servito spesso come contorno, è una insalata a base di salmone a dadini, pomodori, succo di limone, cipolle dolci di Maui, peperoncino rosso piccante e ghiaccio tritato. Lomi , nella lingua locale, significa massaggio e si riferisce alla carne del salmone che viene letteralmente massaggiata per diventare più tenera al palato.

KALUA PIG, il tipico e iconico maiale cotto sotto la sabbia con la tecnica del kalua, in una sorta di forno detto imu costituito da una grande fossa scavata nella terra, dove la carne di maiale viene cotta almeno per sei ore ricoperta di foglie di banano.

CALAMARO LUAU, dall’aspetto solo apparentemente poco invitante, è una sorta di purea cremosa, a base di calamaro, foglie di taro, latte di cocco, sale hawaiano, zucchero, cipolle e manzo salato essiccato (il pipikaula), tutto cotto molto lentamente.

Infine, l’HAUPIA, un dolce fresco, simile al nostro budino e alla panna cotta, è a base di latte di cocco e amido di mais. È il dolce delle feste e si consuma a cubetti, serviti su foglie di cordilina. Leggero, dal gusto delicato ha il tipico sapore tropicale, perfetto per concludere questo viaggio gastronomico!

Photos via Pexels

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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