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Preannunciano l'arrivo del Natale ma vengono preparati sin dal giorno di San Martino in Svizzera: ecco la loro storia
In giro per le panetterie europee sicuramente sarete rimasti sorpresi nel vedere le vetrine straripanti degli omini colorati di svariate forme. In ogni paese hanno un nome differente, ma oggi vi parliamo dei grittibänz elvetici, cioè la versione alla svizzera dei simili e biscottati gingerbread.
Ma cosa sono i grittibänz elvetici? Si tratta di omini di panbrioche soffici e semplicissimi da realizzare. La particolarità sta nella loro decorazione: raffigurano sempre un mendicante infreddolito e che passeggia fumando la sua pipa. Tranquilli non ci vuole una grandissima manualità per preparare i grittibänz elvetici e sicuramente con i vostri bambini vi divertirete tantissimo a formarli!
In giro per la Svizzera i grittibänz spopolano nelle vetrine delle panetterie locali con il caratteristico profumo di pane. La tradizione vuole che i bimbi per strada che intonano i canti Natalizi già dall'11 novembre, il giorno di San Martino, ricevono in dono questi omini con un punch analcolico a base di mele (kinderpunsch) o della cioccolata calda.
Ma chi si nasconde dietro la sua figura? San Martino, nel 300, pare strappò un pezzo del suo mantello per donarlo a un mendicante che stringeva tra le mani la sua pipa, l'unica fonte di calore che aveva. Perciò l'omino di pasta brioche rappresenta proprio il poveretto che fu salvato dal Santo. La stessa tradizione viene celebrata anche in altri paesi d'Europa dove il nome del dolcetto cambia. In Germania sono conosciuti addirittura con più nomi come weckmann, in Francia invece come bonhomme de Saint-Nicolas, (manalas o mannele), in Lussemburgo boxemännchen e nei Paesi Bassi klaaskerl. In Svizzera, infine, sono conosciuti anche come grättimaa. Persino in Italia abbiamo un dolce che omaggia la memoria di San Martino: un biscotto glassato e decorato con zuccherini, raffigurante il Santo a Cavallo con in mano la spada e il suo famoso mantello.
Come sempre, mi piace andare indietro nel tempo alla ricerca di tracce e documenti che attestino modi usanze e tradizioni, per capire come ciò che vediamo oggi, sia arrivato fino a noi. In origine l’omino di pane raffigurava San Nicola di Mira, che il 6 dicembre, giorno in cui viene celebrato, porta doni ai bambini. Se a Basilea questa dolce creazione è nota come Grättimaa, nella regione di Winterthur-Unterthurgau-Stein si chiama Elggermaa e in altre zone ancora della Svizzera diventa Brötige Maa, Chläus o bonhomme de Saint Nicolas.
Per quanto riguarda l’etimologia del termine tedesco Grittibänz, «Gritti» deriva dal verbo grätschen, ossia divaricare le gambe, mentre «Bänz» è l’abbreviazione del nome Benedikt, un tempo talmente diffuso da essere usato per indicare qualsiasi persona di sesso maschile. Tradotto letteralmente, dunque, si tratta di un «uomo con le gambe divaricate». Questa tradizione ha origini molto antiche. «Nel Medioevo il Grittibänz veniva dato ai bambini al posto dell’ostia, visto che fino alla Prima Comunione non era loro concesso di ricevere il Corpo di Cristo» spiega Ernst Axel Knauf, teologo e docente presso l’Università di Berna.
L’ometto di pasta è citato anche nel libro «Das kulinarische Erbe der Schweiz» («Il patrimonio culinario svizzero») di Paul Imhof. Pare che questo dolce personaggio abbia fatto la propria comparsa nella regione del lago di Bienne e che all’inizio del XX secolo fosse diffuso soprattutto nell’Altipiano svizzero. L'impasto poteva essere di vario tipo – a base di sola acqua e farina bianca, con burro o uova, oppure pasta per pane di segale o panpepato. In passato esisteva anche una versione femminile del Grittibänz, detta Grittli, citata per la prima volta nel 1546 in una filastrocca dedicata a San Nicolao dal riformatore zurighese Heinrich Bullinger e anch’essa diffusa nell’Oberland bernese.
Oggi il Grittibänz sfoggia diversi look, dal più essenziale al più raffinato con berretto, sciarpa e tanto di gilet. È fatto per lo più di pasta lievitata dolce, ma alcuni fornai lo rendono ancora più goloso aggiungendo vaniglia, arancia o limone. A Basilea è cosparso di granella di zucchero, mentre nella versione solettese presenta una spiccata somiglianza con Sant'Orso, patrono della città.
Una curiosità che ci porta ad un ramo di tradizione differente dai precedenti: da dove arriva la pipa bianca che a volte pende dalla bocca del nostro simpatico amico? «In passato il Grittibänz portava un bastone pastorale ma poi, in seguito alla laicizzazione dei simboli cattolici voluta dalla Riforma protestante, al posto del bastone comparve la pipa, la cui forma è, in effetti, quella di un pastorale capovolto», dice il teologo Knauf. E fu così che, diventato fumatore, l’ometto di pasta passò improvvisamente dal sacro al profano.
Photo made in AI
Scritto da Alessandro Cardarelli
Dopo la laurea in Lettere Antiche segue la passione per la cucina non smettendo mai di approfondirne l'essenza sia nella pratica che nell'approfondimento degli aspetti storici. Oggi cura varie attività che cura in qualità di chef e libero professionista, supportando diverse tipologie di aziende.

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