Sarà presentata da Fabio Campoli lunedì 15 ottobre a "La prova del cuoco"
Il luogo dove ancora oggi riponiamo gli alimenti conservabili fuori dal frigorifero, nell’etimologia trae origine da un’antica usanza
Che vita in cucina sarebbe senza la credenza? È uno dei mobili più caratteristici presenti in questo ambiente o nella sala da pranzo, tra i più amati da vivere in casa: ma non tutti sanno che la sua essenza ed il suo nome hanno una storia molto antica e affascinante.
Che la si possieda di design più classico o più moderno, la credenza rende la casa ancor più calda e confortevole, rendendo invitante per ogni avventore l’accomodarsi alla nostra tavola, certi di trovarsi dinnanzi a padroni di casa davvero attenti nella gestione attenta e ordinata di cibi e suppellettili, anche (o ancor più) fuori dal frigorifero.
Le prime credenze erano fabbricate con molta più semplicità di quelle moderne: meno alte e con un minor numero di ripiani, in origine non erano altro che bassi cassoni in legno in cui si riponevano i cibi a temperatura ambiente pronti prima di essere serviti agli ospiti a tavola. Ma sappiamo bene che con il tempo se ne sono moltiplicate le forme, le ante, i cassetti, per rendere la credenza un elemento sia d’arredo che di utilità che non passerà mai di moda.
Ma perché la “credenza” si chiama così? Non tutti sanno che questo nome deriva da una sorta di rituale, ovvero il “servizio di credenza”, che si teneva sistematicamente in tutte le case nobiliari ai tempi del XVII secolo. In quest’epoca non era poco frequente che si verificassero avvelenamenti studiati per avvenire a tavola, per sconfiggere avversari o “risolvere” problemi e conflitti: il “nemico” approfittava appositamente delle feste e dei banchetti.
Ed è proprio nell’ottica di tutelarsi al meglio dal rischio che i più abbienti si avvalevano del lavoro del “mastro credenziere”, ovvero un servitore addetto appositamente all’assaggio preventivo delle pietanze, per verificarne (ed attestarne, restando ancora in vita!) la totale salubrità. Nei migliori di casi, il maestro, al termine della degustazione di tutti i piatti che sarebbero stati serviti nel corso del ricevimento, esclamava “Signori, vi è stato offerto servizio di credenza”.
Ma c’è ancora un’altra curiosità: una volta il “buffet” non era il banchetto a libero servizio che chiamiamo comunemente con questo termine in tempi moderni. In realtà, un buffet era proprio il nome precedente a “credenza” per identificare il mobile della casa dedicato alla conservazione di alimenti e stoviglie, e non di meno all’esposizione, sui suoi ripiani, delle pietanze per gli invitati durante i banchetti. Il padre del buffet è Pierre Buffet: fu cuoco alla corte di Francesco I di Francia, e dovendosi spostare spesso con il suo re, mise a punto una grande cassa che consentiva di trasportare agevolmente ogni sorta di alimenti, bevande e materiali da cucina, tutto l’occorrente per imbandire i pasti del sovrano in ogni dove. Una volta scoperchiata, la parte superiore si trasformava in una vera e propria tavola imbandita.
E’ per questo che ancora oggi, in alcuni dialetti d’Italia, un altro sinonimo per credenza è “buffetta”: un oggetto che divenne sempre più di moda, prodotto in legni pregiati e personalizzato con sofisticatezza dalla nobiltà del tempo.
Scritto da Redazione ProDiGus
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