Il lato femminile di Halloween

Dalla donna che trionfa sempre nell'attitudine all’organizzazione della festa fino al matchmaking e le zucche a pois di Yayoi Kusama

Il lato femminile di Halloween

Recenti statistiche rilevano che in Italia sia diventata ormai un rito per almeno 6 famiglie su 10: è la festa di Halloween, che ha assunto popolarità crescente a partire dall’età vittoriana. Tuttavia, fino all’inizio del XX secolo la festa della notte del 31 ottobre non dava tanta importanza ai mostri spaventosi, ma aveva piuttosto un aspetto che potremmo definire romantico perché era una festa molto legata alla sfera femminile: l’invio degli inviti,  le decorazioni degli spazi domestici, l’organizzazione dei giochi per i più piccoli nonché la realizzazione di delizie culinarie erano tutte attività che svolgevano le donne. 

Già la donna del XIX secolo si distaccava dal modello domestico e cominciava ad avere maggiori possibilità di inserimento nella società, nel lavoro e nella cultura nonostante le ostilità di uomini e anche donne che non lo accettavano di buon grado. La strega delle fiabe, vecchia malvagia brutta e malvestita aveva lasciato il posto ad una donna bella e attraente, socialmente realizzata  e capace di autogestire il proprio futuro piuttosto che attendere docilmente l’evolversi degli eventi. 

Per questo in occasione di Halloween le immagini di Cupido affiancavano quelle dei gatti neri, delle streghe e delle zucche; le riviste dell’epoca e perfino dei libri dedicati spiegavano alle donne come organizzare la festa. Insomma, la magica ricorrenza rappresentava per ogni donna un’occasione per socializzare e promuovere incontri romantici (il matchmaking) ma anche di mostrare le proprie capacità di organizzazione e animazione di una festa. 

Nell’antica tradizione irlandese del secolo precedente, nella notte di Halloween la padrona di casa nascondeva un anello nel suo purè di patate sperando di portare l’amore al commensale che lo avesse trovato. In Scozia invece le ragazze attribuivano il nome di un corteggiatore ad una noce e poi la gettavano nel camino; il frutto che inceneriva piuttosto che scoppiare corrispondeva al nome del futuro consorte, o in qualche caso, al contrario, la noce bruciata indicava un amore breve. 

Si racconta ancora che una ragazza che avesse mangiato un miscuglio di noci, nocciole, miele e noce moscata prima di andare a letto la notte di Halloween e avrebbe sognato il futuro sposo. E ancora c’era l’uso delle ragazze di lanciarsi dietro le spalle delle bucce di mela sperando che nel cadere a terra si disponessero in modo da indicare l’iniziale del nome del futuro lui, oppure cercavano indizi sul futuro nei tuorli d’uovo galleggianti in una ciotola piena d’acqua, o tenendo in mano una candela davanti ad uno specchio in una stanza buia si guardavano alle spalle alla ricerca del suo volto. 

Nel 1927 negli Stati Uniti fu coniata la frase “dolcetto o scherzetto” per descrivere i bambini che si scambiavano minacce di scherzi in cambio di dolcetti. Gli anni ’50 videro l’esplosione dell’industria del cinema horror e la produzione di decorazioni e costumi a tema. Dagli Stati Uniti la festa di Halloween possiamo dire che ha fatto ritorno in Europa, e sia oltreoceano che nel vecchio continente ha perso il significato rituale e religioso ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare feste gioiose e spesso anche costose: pare che per il 31 ottobre gli Americani spendano ogni anno circa due milioni e mezzo di dollari in addobbi, costumi, dolci e feste. 

La zucca è il simbolo di Halloween ma se è a pois è una delle tante zucche dell’artista giapponese Yayoi Kusama, oggi novantaquattrenne, una delle più famose artiste viventi dell’età contemporanea. La zucca  è il suo soggetto preferito; questo ortaggio che ha condizionato la sua arte per oltre 70 anni e compare nei suoi dipinti nelle sculture e nelle installazioni, ed è legato al suo ricordo delle piantagioni del nonno. Ciò che da sempre l’ha attratta è, come ha dichiarato, “la generosa semplicità della struttura e un’impressione di solidità spirituale”. 

Le sue tante opere sono attualmente in mostra nei più importanti musei del mondo, dal Guggenheim di Bilbao che espone 200 delle sue opere prodotte a partire dal 1945, alla Factory International di Manchester con la mostra dei suoi straordinari e coloratissimi palloni gonfiabili e dal 17 novembre di quest’anno fino al 14 gennaio 2024 sarà a Bergamo con una delle più famose versioni della sua stanza degli specchi nella mostra dal nome “Infinito presente”

Photo made in AI

Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 al 2023 ha insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali ed ha collaborato con la nomina di Vice Direttore per la regione Puglia alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani. Le piace correlare la scienza al cibo, nonché indagare su storie e leggende, e con Prodigus inizia il suo percorso di redazione di contenuti golosi per gli utenti del web.

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