La dieta di Einstein

Per il rivoluzionario genio della fisica, nutrirsi con attenzione era una necessità, arrivando in età avanzata a diventare vegetariano (o quasi)

La dieta di Einstein

Per essere certi di venire accolti con favore dagli uomini è meglio offrire loro del cibo per lo stomaco che per la mente”. Questa frase del genio per antonomasia Albert Einstein molto probabilmente si riferisce al fatto che colui che si ritiene il più grande scienziato al mondo in diversi momenti della sua vita si sia sentito incompreso. 

Quella di Einstein è una figura tanto popolare che si conoscono di lui tantissimi particolari: vestiva in modo molto semplice, comodo e spesso trasandato, viveva in una casa modesta e anche la sua alimentazione era frugale, ed è piuttosto ben noto anche quali fossero i suoi gusti e le sue abitudini, come occupava il suo tempo libero e quant’altro.
Tantissimi sono coloro, scienziati e laici, che si sono occupati della sua vita: è stato criticato ed elogiato per le sue rivoluzionarie teorie, esaltato come pacifista e difensore delle cause dei deboli ma pure definito “padre della bomba atomica”, recluso nel mondo degli scienziati, accusato di plagio e infedele in ambito familiare. 

Di certo Albert Einstein è stato un uomo solitario, scevro dalle incomprensioni e ingerenze sociali politiche e accademiche; del “personaggio Einstein”, del suo nome, della sua immagine e della sua celebre formula è stato fatto ed è ancora oggi fatto abuso nel promuovere prodotti di mercato o nel sostenere cause di vario genere. 

Tutto questo però non lo ha distolto dal suo unico rifugio solitario preziosissimo, la sua amata scienza. Il giorno della sua nascita, il 14 marzo del 1879, il piccolo Albert (secondo quanto scrive Denis Brain nel libro Einstein: A Life) sembra avesse una testa grossa e deforme e fosse molto grasso. Fin da quando era studente a Zurigo però il giovanissimo Einstein, che aveva allora 19 anni, cominciò ad avere problemi di salute. Non potendo permettersi di acquistare il cibo soffriva infatti di malnutrizione, e quando all’età di 23 anni sposò Milena Marić, pur lavorando era ancora povero e le cene dei due sposi erano a base di salsiccia, un pezzo di formaggio, frutta, miele e una o due tazze di tè. 

Identico menù era riservato alle cene che Einstein condivideva con due suoi amici coi quali aveva fondato il club Olympia Academy. Si racconta che il giorno del suo compleanno questi amici gli portarono del costoso caviale per fargli una sorpresa ma lui, preso dai suoi discorsi, mangiò senza accorgersi di quel che era nel piatto. 

I problemi di salute non abbandonarono il genio neppure durante il periodo in cui formulò la sua famosissima Teoria della Relatività e al termine del Primo Conflitto Mondiale, separatosi dalla moglie, arrivò a perdere 25 chili, complice anche il difficile approvvigionamento di viveri a causa delle sanzioni inflitte alla Germania dove si era già da tempo trasferito. Aveva disturbi all’apparato digerente e questo lo costrinse a cambiare la sua dieta.

Nel libro “Einstein at Home”, lo scienziato Friedrich Herneck riporta cinque interviste a colei che fu la governante di Einstein per sei anni. Da queste interviste emerge che lui amava le uova fritte e ne mangiava almeno due ogni mattina; adorava anche i funghi che erano in tavola almeno tre volte al giorno, e poi miele. Non gradiva le bistecche “al sangue” (diceva “Non sono una tigre!”) e il fegato doveva essere fritto in olio o burro, mai lessato. 

Einstein detestava invece la cucina inglese perché vi si adoperava tanto grasso animale. Amava le fragole ed era sostanzialmente astemio, al più gradiva un punch; beveva caffè decaffeinato e tè nero e non si separava dalla pipa che lo accompagnava nei suoi pensieri. Gli piaceva suonare il violino anche se non ne era un virtuoso, e gradiva il risuonare delle piastrelle della cucina alle note improvvisate del suo strumento, che riempiva la sua solitudine assecondando il pensiero creativo,  così come le sue uscite in vela nelle acque calme dei laghi. 

Diverse volte i medici avevano consigliato ad Einstein di non mangiare carne, ma solo dai 50 anni in poi il consumo delle verdure prese per lui il sopravvento. In una lettera a Hermann Huth, vicepresidente dell’associazione vegetariana tedesca egli affermò: “è mia opinione che un modo di vivere vegetariano per il suo effetto puramente fisico sul temperamento umano influenzerebbe in modo molto vantaggioso la sorte dell’umanità”. Da questa frase molti hanno dedotto che Einstein fosse vegetariano, come si dice sia stato anche Leonardo da Vinci. Ma la verità sembrerebbe essere un’altra. 

Quando dopo l’ascesa al potere di Hitler il cinquantasettenne Einstein si trasferì negli Stati Uniti con sua cugina e la seconda moglie Elsa, alla morte di lei, dopo appena due anni ,la sua governante ha raccontato che mangiasse maccheroni, noodles, cibi morbidi e anche carne, benché di rado e in quantità modeste. E solo un anno prima della sua morte, all’età di 75 anni, Einstein scriverà di suo pugno: “Vivo quindi senza grassi, senza carne, senza pesce, ma mi sento bene così facendo. Mi sembra quasi che l’uomo non sia nato per essere carnivoro”, ma non ci sono dati attendibili per dire che dalla dieta del genio mancassero anche le amatissime uova, i latticini o altri prodotti di origine animale.

Ad ogni modo, nemmeno l’ipotetica dieta vegetariana fu in grado di salvarlo da quell’aneurisma all’aorta che ne causò la morte, ma di certo l’alimentazione controllata lo aiutò a vivere un po' di più in quel suo ultimo anno di vita. 

Una sua citazione sul Vegetarisches Universum nel dicembre del 1957 recita: ”Se lei compera un pezzo di terreno paludoso per piantarvi cavoli e meli, deve prima prosciugarlo. E questo già distruggerà la fauna acquatica. Poi dovrà eliminare i bruchi eccetera, che altrimenti divorerebbero il povero cibo da lei prodotto. Se, per coerenza con i suoi principi, vuole evitare tutta questa morìa, non le resta che suicidarsi, e lasciare in vita coloro ai quali i più alti principi morali sono ignoti e inaccessibili”.

Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 al 2023 ha insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali ed ha collaborato con la nomina di Vice Direttore per la regione Puglia alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani. Le piace correlare la scienza al cibo, nonché indagare su storie e leggende, e con Prodigus inizia il suo percorso di redazione di contenuti golosi per gli utenti del web.

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