Il Talismano della Felicità

Viaggio nella fortunata opera gastronomica di Ada Boni, che dal 1927 rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per i buongustai

Il Talismano della Felicità

“Il Talismano della Felicità”: un libro di ricette, uno come tanti e fra tanti, si potrebbe pensare e per di più anche datato! Perché allora parlarne oggi, quando libri, blog, programmi televisivi ci forniscono decine di ricette in tutte le salse?

Semplice, perché è il libro della tradizione, quello che la maggior parte delle nostre mamme e delle nostre nonne avevano nelle loro case e perché è da questo libro che inizia in qualche modo una tradizione culturale gastronomica. Questo “classico” può essere letto e rivisto in chiave attuale. Possiamo infatti sfogliarlo, apprenderne i segreti, i consigli su come preparare i piatti della tradizione per poi lasciare spazio alla nostra creatività “moderna”. I grandi chef, non a caso, ritengono che per poter rielaborare e interpretare una ricetta, è necessario conoscerne l’origine e la tradizione, anche se questa appartiene alla cultura popolare.

Il libro non è solo una raccolta di ricette con l’indicazione degli ingredienti da utilizzare, è anche una collezione di preziosi consigli (posti all’inizio di ogni capitolo) sugli utensili e le modalità di cottura, proprio come farebbe un moderno manuale. Così, per esempio, prima di riportare le ricette delle fritture, nel libro leggiamo i consigli sui recipienti da utilizzare, sulla preparazione degli alimenti e della pastella, sulla chiarificazione del burro ma, soprattutto, troviamo le indicazioni su “come si frigge”, dalla scelta dei grassi alla temperatura.

Un libro, dunque, che affascina proprio perché ricco di ricette, segreti e suggerimenti, nato agli inizi del Novecento (il Talismano è stato pubblicato per la prima volta nel 1927) come manuale, con una struttura originale articolata in capitoli che rimandano alle varie portate, divise per ingrediente principale, con un puntuale ordine alfabetico di comoda consultazione.

CHI È ADA BONI, DONNA DEL NOVECENTO

Ada Giaquinto nasce a Roma nel 1881 e nella stessa città muore nel 1973. Ha due grandi passioni: la famiglia e la cucina, si definisce cuoca e giornalista.

Sulle orme dello zio paterno, Adolfo Giaquinto - chef ed insegnate, autore di libri di ricette e fondatore della prestigiosa rivista gastronomica “Il messaggero della cucina” (dedicata alla cultura culinaria e terreno di dibattiti tra famosi professionisti del settore) all’inizio del Novecento - si interessa e appassiona di cucina al punto che, si racconta, all’età di soli 10 anni Ada avesse ideato già la sua prima ricetta.

Il matrimonio con lo scultore e scrittore Enrico Boni, discendente da una facoltosa e famosa famiglia di orafi romani, le permise di condurre una vita agiata tra la casa di palazzo Odescalchi e la grande villa sul litorale di Santa Marinella, dedicandosi alla sua grande passione «(…) un campo assai più modesto degli altri, ma di grande utilità pratica (…)», così scriveva Ada nel 1959.

Proprio su suggerimento del marito, che con lei condivideva la passione per l’arte culinaria, Ada fonda - nel febbraio 1915 - la rivista «Preziosa», diventandone la direttrice-proprietaria. Rivolta soprattutto alle signore della borghesia (…“quelle che potevano permettersi la cameriera ma non la cuoca”…), «Preziosa» si presenta come una rivista moderna per l’epoca, ricca di indicazioni, spunti e consigli di economia domestica, utili per poter governare personalmente la casa senza affidarsi al personale di servizio. Il mensile bandisce anche dei concorsi per le migliori ricette, con l’onore della pubblicazione sulla rivista, accompagnata dalla foto della vincitrice. «Preziosa» viene pubblicata fino al dicembre 1943, riprende dopo la pausa della Seconda Guerra Mondiale, nel gennaio 1946, per cessare definitivamente le pubblicazioni con il numero di dicembre 1959.

Nel 1925 appare, pubblicato dalle Edizioni della Rivista Preziosa, "Il Talismano della Felicità", l’imponente opera che la rende famosa. Si tratta di un libro assai moderno per l’epoca, pensato per le spose della borghesia romana e italiana – che già leggevano «Preziosa» – per le quali Ada aveva raccolto le migliori ricette apparse negli anni precedenti proprio sulle pagine della sua rivista. L’interesse per la cucina spinge inoltre Ada ad aprire una scuola di cucina, a curare una serie di conversazioni radiofoniche settimanali e a scrivere altri libri: è del 1929 “La Cucina Romana. Contributo allo studio e alla documentazione del “folklore romano” (Edizioni della Rivista Preziosa), un’opera che raccoglie le ricette della tradizione culinaria romana; del 1949 è invece “Prime esperienze di una piccola cuoca” (Edizioni Colombo).

Verso la fine degli anni Cinquanta, Ada Boni inizia a collaborare con la rivista «Arianna» dell’Editore Mondadori, curandone la rubrica “Il talismano di Arianna”, con un evidente richiamo nel titolo al suo famoso ricettario. Nella stessa rivista, pubblica (a puntate) la sua “Cucina Regionale Italiana”, successivamente riunita in volume (Milano, Mondadori, 1975).

Perché tanta fortuna in un ricettario

Punto di riferimento per centinaia di donne, casalinghe, giovani spose: Ada si rivolge alle lettrici esortandole a dedicarsi alla cucina e alla cura della casa come un impegno divertente e gratificante, puntando l’attenzione agli aspetti pratici, come la facilità d’esecuzione delle ricette e il costo contenuto, il riutilizzo degli avanzi.

Ada si rivolge alle destinatarie del suo libro come «dame di fine eleganza e di impeccabile buon gusto» della borghesia e dell’aristocrazia italiana, appena sposate o prossime alle nozze, del tutto,  o quasi, inesperte in cucina e promuovendo, nella prefazione (“Alle lettrici”), il Talismano come un prezioso aiuto per raggiungere la felicità coniugale: “Molte di Voi, Signore e Signorine, sanno suonare bene il pianoforte o cantare con grazia squisita, molte altre hanno ambitissimi titoli di studi superiori, conoscono le lingue moderne, sono piacevoli letterate o fini pittrici, ed altre ancora sono esperte nel «tennis» o nel «golf», o guidano con salda mano il volante di una lussuosa automobile. Ma, ahimè, non certo tutte, facendo un piccolo esame di coscienza, potreste affermare di saper cuocere alla perfezione due uova alla «coque». […] Pensate che non vi può essere una vera felicità là dove viene trascurata una parte così essenziale della nostra vita di tutti i giorni: l’alimentazione. […] Con piena coscienza noi vi diciamo: Signore, perfezionate sempre più le vostre cognizioni di cucina; Signorine, imparate a ben cucinare. Un «menu» semplice e ben eseguito è la pace della famiglia, ed è anche la certezza di veder apparire a casa il vostro compagno non appena i suoi affari o il suo impiego lo lasceranno libero”.

Nelle prime edizioni, il libro si apre con un Proemio scritto da Enrico, il marito di Ada, nel quale si tessono le lodi del grande amico cuoco francese Augusto Escoffier, autore della “Guide culinaire” e, fra gli italiani, di Adolfo Giaquinto, lo zio della stessa Boni. Sferzante è invece la critica nei confronti di Artusi, definito dal Cavalier Boni come «l’autore che riuscì a vendere stracci e orpelli per sete rare e oro», capace di scrivere «con olimpica indifferenza le sciocchezze più madornali». Neppure Ada Boni risparmia Artusi e non mancano le critiche (esplicite o allusive) che gli riserva nel testo di alcune sue ricette (definendolo “il nume custode di tutte le famiglie dove non si sa cucinare”).

Dopo una sezione del libro dedicata alle “Nozioni fondamentali di cucina”, si passa al ricettario vero e proprio, diviso per argomenti. Si dà grande spazio alle carni, ai primi piatti (minestre, minestroni, maccheroni, risotti ecc.), agli “erbaggi”, ma ancora più numerose sono le indicazioni e le ricette dedicate ai dolci. Il volume si conclude infine con una appendice insolita, ricca di consigli su come arredare una cucina, sull’“arte di comporre un menù”, a seconda dei pasti e delle occasioni, su come apparecchiare la tavola per un pranzo e servire i vini: tutto ciò che serve, insomma, per diventare una perfetta padrona di casa.

Ada sa appassionare e raccontare la cucina e i suoi ingredienti, le consistenze, gli aromi, i sapori, e lo fa con uno stile tutto suo, elegante, appassionato, forse a volte un pò ridondante, dimenticando però volutamente i francesismi allora in voga. “Uova al guscio” prende così il posto di “uova à la coque”, “vitello uso tonno” quello di “vitel tonnè”; arrivare a proporre 85 ricette per cuocere un uovo esprime al meglio tutta la creatività che ci mette, ben cosciente però che per capire l’anima di un piatto bisogna provarlo e riprovarlo, usando fantasia e creatività.

Per tutte queste ragioni, a quasi cent’anni dalla sua prima uscita, il Talismano della felicità è ancora un libro ben augurante che, come evoca il titolo stesso, si propone come strumento per il raggiungimento della felicità domestica rimanendo, come da tradizione, un tipico e particolarissimo regalo di nozzenon vi possa essere una vera felicità là dove viene trascurata una parte così essenziale della nostra vita di tutti i giorni, cioè l’alimentazione»). Da quel lontano 1927, le numerose riedizioni, arricchite e modificate in chiave contemporanea, rendono il Talismano della felicità un’opera di successo in Italia e all’estero.

Fonti

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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