Il vino Ansonico

Proviene dall’isola del Giglio e rischia di scomparire dalle nostre tavole: scopriamo il perché e tutto il buono del suo storico sapore

Il vino Ansonico

L’isola del Giglio (provincia di Grosseto) è un comune cosiddetto “sparso” dato che comprende anche l’isola di Giannutri, situata ad alcuni chilometri: appena 1500 abitanti circa, un’altitudine media di 496 m e tante “greppe”, cioè terrazzamenti lunghi e stretti. In essi si coltivano mandorli, peschi, ortaggi e viti da vino del vitigno Ansonica, col quale si produce un vino bianco, speciale, antico, unico. Si tratta di una viticoltura eroica, visto che tutte le operazioni colturali e la stessa vendemmia devono essere eseguite a mano, data la ristrettezza degli spazi in cui muoversi. 

Come vedremo in seguito, l’Ansonica è un vitigno purtroppo destinato alla scomparsa, in quanto la viticoltura sull’Isola del Giglio ha ceduto il campo al turismo e altre attività terziarie. Oggi sono davvero pochi i viticoltori e le cantine presenti sull’isola.

L’Ansonica bianco è un vitigno famoso in campo enologico per i vini pregiati a cui dà origine. I sinonimi sono tanti: Inzolia, Ansora, Inzora, Anzonica, Insolia, Insolia di Palermo, Ansolica, ‘Nzolia, Zolia bianca, Inselida, Ansolia; errato invece il sinonimo Imperiale o Inzolia di Candia. Per quanto riguarda le origini del vitigno, si ipotizza quella francese per il termine ansoria (dal francese sorie, cioè fulvo, color oro), da correlare a sua volta alla dominazione normanna in Sicilia e nel Mediterraneo orientale nell’XI sec. d.C. (chiamati anche Vichinghi, provenivano dal Nord Europa, prima do giungere in Italia avevano conquistato la Francia del Nord, dando il nome di Normandia alla parte conquistata). 

Più che certo è però l’arrivo dell’Ansonica in Sicilia già in epoca antica, proveniente dalla Grecia (recente è il risultato di un’indagine effettuata con metodi genetico – molecolari, per il quale l’Ansonica bianco avrebbe una notevole affinità con i vitigni greci Rhoditis e Sideritis), per poi diffondersi in tutta l’Italia meridionale, in Sardegna e nell’isola d’Elba (nel XVI sec.) col nome di anche di Inzolia. Questo vitigno è ancora sporadicamente coltivato nell’isola del Giglio (giunto tra il XVII e XVIII sec.) e in alcune zone litoranee della Toscana. 

Dal punto di vista strettamente agricolo, l’Ansonica predilige essere allevato a controspalliera (sistema in cui, a differenza della spalliera, si raccoglie da entrambi i lati del filare) o ad alberello (come quello pugliese), quindi con sistemi a media o ridotta espansione della pianta; si adatta a diversi ambienti caldo – aridi, tipici dell’Italia centrale e meridionale; ha una produzione costante e abbondante, che matura nella prima quindicina di settembre. Il grappolo è di tipo medio – grosso, di forma tronco – piramidale, con 1 – 2 ali, mediamente spargolo (cioè con acini radi). L’acino è medio – grande, ellissoidale con ombelico persistente, buccia pruinosa, spessa, di colore giallo dorato o ambrato, polpa croccante dal sapore neutro ma piacevole. Mentre l’Inzolia siciliana ha una sapidità che sa di mare e una notevole struttura, l’Ansonica toscana è un’uva dal sapore più delicato e rotondo, pur conservando una discreta freschezza e sapidità salina.

Il vino ottenuto da vinificazione in purezza è di colore giallo – paglierino, con riflessi verdognoli, profumo intenso, fruttato, in alcuni casi con decise note erbacee, di sapore caldo ed armonico, scarsamente acido, con alcol pari al 12,5 – 15,5°, con una piacevole persistenza aromatica. L’Ansonica viene usato per la vinificazione, ma nel passato era destinata anche al consumo diretto (tavola). Nella vinificazione esso spesso viene unito ad altre uve bianche, come il Cataratto e il Grillo, oltre che essere base per la preparazione del Vermouth e del Marsala, considerata la diffusione in Sicilia. Questo pregiato vitigno bianco entra nella composizione di parecchie DOC siciliane e toscane, anche se qui ci interesseremo del vino prodotto con questo vitigno nell’Isola del Giglio. 

Dell’Ansonico si racconta sull’Isola che fu determinante per la vittoria degli isolani sui saraceni invasori, i quali volendo spegnere la sete si abbeverarono del vino appena fatto presente nelle cantine isolane: ne bevvero tanto da ubriacarsi e non essere più in grado di combattere, per cui ricacciarli in mare fu impresa facile.

Il vino più importante prodotto in Toscana con l’Ansonica è la D.O.C. “Ansonica Costa dell’Argentario”, creata per valorizzare i vini bianchi dell’estremo lembo della Toscana meridionale. È ottenuto da uve bianche costituite almeno per l’85% da uva Ansonica, mentre il restante 15% può essere costituito dai vitigni Biancone, Moscatello, Malvasia e Procanico. La D.O.C. è stata riconosciuta nel 1995 (28/4/1995 G.U. 31/05/1995), con pubblicazione del relativo Disciplinare di produzione (modificato nel 2011, 2013 e 2014), nel quale è subito delimitato l’ambito territoriale costituito dalla parte collinare, pedecollinare ed insulare dell’area sud della provincia di Grosseto: precisamente parte dei comuni di Capalbio, Manciano, Orbetello e interamente l’Isola del Giglio (luogo in cui negli anni 1920 – 1930 esistevano circa 200 ha di vigneti, mentre oggi se ne riscontrano appena una ventina) e del comune di Monte Argentario (altro comune sparso della provincia di Grosseto). 

I vigneti devono essere condotti secondo sistemi tradizionali, effettuando solo irrigazione di soccorso e senza ricorrere mai alla forzatura. Quest’ultimo termine si riferisce a tutte quelle scelte di coltivazione (concimazione, irrigazione, potatura troppo ricca) tali da incrementare la produzione, spesso a scapito della qualità. La resa massima dei vigneti che forniscono l’uva per questo vino deve essere di 110 q/ha, il vino presenta un titolo alcolometrico minimo di 11,5°, l’epoca migliore per berlo è in genere 1 anno (dalla vendemmia), servendolo a una T di 10 - 12°C in calice per vino bianco secco e complesso (la versione spumantizzata si serve 8 – 10°C in flute).

L’Ansonica Costa dell’Argentario è quindi un vino fermo, secco, dal colore giallo paglierino chiaro, da bere giovane per poterne apprezzare i profumi di fiori (ginestra e glicine in particolare) e di frutta appena raccolta (specialmente mele golden e pesche mature), le note balsamiche ed erbacee, un sottofondo agrumato e di miele d’acacia, il sapore moderatamente intenso, gradevolmente fresco e sapido, elementi che lo rendono molto beverino. Non si tratta però di un vino caldo (alcolicità moderata) a meno che non sia stato affinato in barrique (sentiremo profumi di burro, vaniglia e note tostate, in particolare pane tostato e mandorla tostata).

Queste caratteristiche gustative e olfattive rendo questo vino molto adatto in abbinamento a insalate composte e insalate di mare, oltre che tipicamente con arselle alla maremmana, crostacei, zuppe di pesce, carni bianche per le versioni più strutturate. L’Ansonico è un vino ottimo come aperitivo da abbinare a salumi e finger food. Questo prelibatissimo vino bianco, antico per nome e per fama, viene spesso bevuto dagli isolani mentre si mangiano sardine insieme a fette di pecorino, piatti di pesce grigliato, paste con crostacei, polpo marinato, tutti piatti tipici dell’isola del Giglio.

Note bibliografiche

  • Disciplinare di produzione della DOC
  • M. Fregoni, Viticoltura di qualità, Ed. L’Informatore Agrario
  • Calò – Costacurta, Vitigni d’Italia, Edagricole
  • Tecnica della degustazione, Ed. AIS
  • Il vino italiano 1° e 2° vol., Ed. AIS

Photo via Pexels

Scritto da Luciano Albano

Laureato con lode in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Bari nel 1978, ha svolto servizio come dirigente del servizio miglioramenti fondiari della Regione Puglia presso l’Ispettorato Agrario della città di Taranto. Appassionato di oli e vini, ha conseguito il diploma di sommelier A.I.S. e quello di assaggiatore ufficiale di olio per la sua regione

Già specializzato in Irrigazione e Drenaggio dei terreni agricoli presso il C.I.H.E.A.M. di Bari (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Mediterraneennes), nonché iscritto all'Ordine dei Dottori Agronomi della Provincia di Taranto e nell'Albo dei C.T.U. del Tribunale Civile di Taranto

, da sempre ama approfondire il food e il beverage per metterne in rilievo ogni sfaccettatura.

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