Broccoli e salsiccia: un abbinamento classico rivive in un primo piatto piccante, ideale per scaldare la tavola invernale
Attorno ad un investigatore, il suo assistente e il suo cuoco personale, nei libri gialli di Rex Stout vivono tante citazioni di buon cibo
Il 17 aprile del 1893 nasce dalla fantasia dello scrittore statunitense Rex Stout il personaggio di Nero Wolfe, noto investigatore di origini montenegrine che risiede a New York, il più apprezzato dopo Sherlock Holmes. il primo romanzo giallo “Fer-de-Lance” – edito in italiano come “La traccia del serpente” - viene pubblicato nel 1934: in esso compare Nero Wolfe insieme al suo socio Archie Goodwin. La produzione dello scrittore ha visto ben 33 romanzi e 39 romanzi brevi scritti dagli anni ’30 agli anni ’70, mediamente uno all’anno, la maggior parte dei quali ambientati a New York.
Molti sono stati gli adattamenti radiofonici, televisivi e cinematografici delle storie di Nero Wolfe: il primo film dal titolo “Meet Nero Wolfe” è uscito nelle sale nel 1936. Dal febbraio del 1969 in Italia la Rai mandò in onda per tre stagioni consecutive la serie televisiva “Nero Wolfe”, in cui l’investigatore era interpretato da Tino Buazzelli. Nel 2012 un riadattamento televisivo a cura di Casanova Multimedia e Rai Fiction ha immaginato Nero Wolfe a Roma nell’anno 1959.
L’ombroso Wolfe è un peso massimo - pesando circa 150 chili - e il suo assistente Archie lo definisce “ciccione” oppure “un ettaro e mezzo di seta gialla” quando indossa il pigiama, o ancora confidenzialmente lo “sferico signore”. La metà degli americani e tutta la città di New York conoscono il suo indirizzo citato nei romanzi - la Trentacinquesima Strada Ovest al numero 918 - e la sua casa in arenaria rossa a tre piani con ascensore e dotata di una grande serra sul tetto dove coltiva le più rare orchidee.
Raffinato buongustaio, Wolfe è zelante e pignolo ma fondamentalmente pigro; non ama lavorare ma ne riconosce la necessità per poter condurre una vita agiata. Non ride e non stringe la mano a nessuno, quando consuma i pasti non parla mai del lavoro, non ha simpatia per le donne e i suoi orari sono definiti in modo rigoroso per lasciare spazio alla cura delle piante oltre che ai piaceri della buona tavola. Sono un migliaio le piante di orchidee rare che possiede e si fa aiutare dal provetto giardiniere alle sue dipendenze (Theodore Horstmann) per supervisionarne la coltivazione.
I casi di omicidio che Nero Wolfe si trova a dover risolvere vengono da lui esaminati stando seduto sulla comoda poltrona o nella serra di orchidee. Il suo braccio destro Archie, l’unico che può ironizzare e scontrarsi con Wolfe, si reca ogni volta in sua vece sul luogo del crimine, interroga i testimoni e i parenti delle vittime, pedina i sospetti e tiene a memoria tutte le informazioni da riferire al suo capo. Archie Goodwin ha vent’anni in meno di Wolfe, è scattante pieno di vita, ama le belle donne e gioca a poker, beve latte e spremute di arancia, Wolfe ama la birra e colleziona le capsule in un cassetto.
Nelle pagine dei libri gialli incentrati sui loro personaggi, i due si punzecchiano scambiandosi battute ironiche, si insultano e non ridono mai insieme ma in fondo sono inseparabilmente legati e condividono il piacere della buona tavola e la tenace ricerca della verità. Solo occasionalmente Wolfe si serve della collaborazione di altri cinque investigatori tra i quali c’è una donna. I diversi casi che Wolfe deve affrontare non hanno un ben definito schema, ma la conclusione vede gli indagati tra i quali c’è il colpevole e talvolta anche l’ispettore della Squadra Omicidi riuniti nel suo studio o invitati alla sua tavola.
L’abile chef alle dipendenze di Wolfe è Fritz Brenner, la “perla della famiglia” come afferma Archie. Ha un carattere allegro e i mille e più dollari al mese che riceve dal padrone di casa giustificano le sue straordinarie doti culinarie; spende molto quando va a fare la spesa ed è sempre disposto ad allietare Wolfe alle prese con un caso da risolvere o a festeggiare i suoi successi. Senza batter ciglio, Fritz si mostra sempre pronto a servire tavola per più ospiti e improvvisare piatti prelibati e ricchi spuntini per Archie che presto diventa anche lui una buona forchetta.
La presenza ricorrente del cibo nelle storie di Nero Wolfe ha suggerito allo scrittore Stout di corredare la narrazione delle vicende di Nero Wolfe con un manuale culinario che descrive in dettaglio le ricette dei piatti preparati del cuoco Fritz, e a volte quelle ideate dallo stesso Wolfe. Queste ricette sono raffinate ma non eccessivamente elaborate e perciò facilmente riproducibili. Nel volumetto “A tavola con Nero Wolfe” pubblicato dalla casa Editrice Mondadori nel 1968, si trovano in breve sintesi nove romanzi e le ricette pensate dal cuoco Nino Bergese in collaborazione con Elena Spagnol.
Il primo romanzo “La traccia del serpente” è quello di esordio dell’autore e vede l’incontro di Nero Wolfe con la sua prima cliente che gli chiede di indagare sulla scomparsa del fratello Carlo Maffei meccanico specializzato di origini italiane. Alle prime indagini del fidato Goodwin segue il ritrovamento da parte della polizia del cadavere di Maffei. L’impareggiabile Wolfe ha individuato un collegamento tra la vittima e un professore universitario deceduto qualche giorno prima per un attacco cardiaco durante una partita a golf. Chiede quindi al procuratore distrettuale di far riesumare la salma del professore per accertare la sua morte per avvelenamento. Ciò che lega i due delitti è un bastone da golf speciale costruito per lanciare aculei avvelenati. La storia procede con le successive indagini di Goodwin e le rielaborazioni di Wolfe e si conclude con l’invito per colazione dei quattro ragazzi portamazze della partita di golf durante la quale il professore è stato assassinato.
Per l’occasione Fritz ha preparato due grandi polli arrosto; nella ricetta del “Pollo arrosto del serpente”, ciascun pollo è farcito all’interno con sale, pepe, rosmarino, salvia, poco olio e un limone intero. Si riveste poi il petto con delle fettine di pancetta e, legato con uno spago, si pone in casseruola ricoperto con 2 chili di sale grosso e lo si lascia con un coperchio ed un peso sopra. La cottura avviene quindi in forno caldo a 200 °C per un’ora e mezza e poi, lasciato intiepidire, si elimina la scorza di sale per portarlo subito in tavola. Il contorno della colazione è una insalata di lattuga e pomodori e latte freddo da bere.
Ai quattro giovani è poi servito del melone e tra le chiacchiere spensierate di cui Wolfe non perde una parola ecco che viene fuori il particolare determinante: la mazza da golf modificata da Maffei è stata prestata al professore che perciò è morto per errore. Il veleno della mazza da golf era destinato ad un’altra persona, E.D.Kimball, un personaggio in vista a New York .Anche lui viene invitato a casa da Wolfe e lo chef stavolta sta sfornando degli ottimi tortelli di ciliegie, fatti di pasta frolla e farciti con ciliegie cotte nello zucchero e con poca acqua per 40 minuti (1 Kg di ciliegie e 200 g di zucchero).Dai dischi di sei centimetri di diametro ottenuti dalla pasta stesa sottile, si ricavano i tortelli farciti e chiusi a mezzaluna per andare in forno a 200 °C per 20 minuti e serviti spolverati di zucchero a velo. Intanto la vicenda si avvia verso un finale imprevedibile. Tra le altre ricette che affiancano gli altri romanzi ci sono l’“anatra in salsa Vatel”, il “ bacalhao alla portoghese”, il ”cosciotto di agnello alla Pocahontas”, i “rognoncini alla fiamma” .
Il romanzo “Poisson à la carte” comincia con la visita di Lewis Hewitt, milionario appassionato di orchidee. La sua richiesta riguarda il cuoco Fritz affinchè prepari la cena annuale per i “Dieci dell’Aristologia” .Wolfe consultato il dizionario discute con l’ospite osservando che il circolo avrebbe dovuto a suo parere cambiare nome perché “aristologia” significa “scienza della buona tavola” e i Dieci sono dei buongustai. Fritz accetta di buon grado l’incarico; all’aperitivo con ostriche e vino bianco seguono i cannoli Fritz che sono fritti nelle loro cannucce e poi farciti con una crema al formaggio, guarniti con cipolline, spolverati di caviale e rivestiti di una salsa con besciamella, panna liquida, un tuorlo d’uovo sodo, sale pepe e qualche goccia di limone.
Per il servizio a tavola sono state scelte dodici aspiranti attrici, con tuniche color mosto e a ciascuna è stato assegnato un convitato da servire. Le successive portate sono il brodo di tartaruga e le trote macerate nel vino bianco e poi coperte di una salsa di cozze e funghi. Uno dei Dieci, il famoso produttore teatrale Vincent Pyle ha un malore e viene chiamato il medico. La cena prosegue con il fagiano al curry, l’insalata “pioggia del diavolo”, le polpette di castagne e uno speciale formaggio del New Jersey. E intanto Pyle è spacciato: c’era del veleno nei cannoli e la colpevole è tra le dodici ragazze quella che ha servito due commensali anziché uno solo costringendo le altre a servire gli altri.
Con le indagini il cerchio si stringe a cinque delle dodici ragazze e lo stratagemma ideato da Wolfe per incastrare la colpevole consiste nel far fare al suo aiutante Zoltan una telefonata a ciascuna ragazza per invitarla a cena, dicendole di conoscere i fatti e di essere disposto a tacere. L’unica ragazza che si presenta alla cena è la colpevole che tenta invano di avvelenare il piatto di spaghetti all’acciuga di Zoltan.
Insomma, la cucina permea le storie di Nero Wolfe dall’inizio alla fine. Quando Rex Stout, ritenuto il miglior giallista del secolo, è deceduto nell’ottobre del 1975, il personaggio di Nero Wolfe è stato ripreso da Robert Goldsborough che ha scritto sette nuovi romanzi a lui dedicati. Nel 1979 l’associazione “The Wolfe Park” ha istituito un premio in suo onore, il “Nero Award”, assegnato ogni anno al miglior romanzo di genere poliziesco. Il fascino del personaggio è tale che tanti oggi aspirano a emularlo come detective o coltivatore di orchidee: noi “promotori di gusto” preferiamo, con la giusta moderazione, seguire le sue tracce di buongustaio per diventare provetti cuochi.
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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