Un tuffo nel Blu Curaçao

La storia dell'iconico liquore blu che colora tanti cocktail nasce nell'omonima isola a largo del Venezuela, traendo origine dalle arance locali

Un tuffo nel Blu Curaçao

CURAÇAO: UN CALEIDOSCOPIO DI COLORI DALL’ARANCIO DI SIVIGLIA AL BLU CARAIBICO
Il tentativo fallito di coltivare la dolce e succosa arancia di Siviglia negli aridi e sterili terreni delle isole caraibiche ha prodotto un piccolo frutto verde, dal sapore decisamente amaro e praticamente immangiabile che, essiccato al sole equatoriale, diventa l’ingrediente del famosissimo liquore blu di Curaçao.

Nel Mar dei Caraibi meridionale, di fronte alle coste del Venezuela, con una superficie di soli 444 chilometri quadrati, si trova la più popolosa delle tre isole ABC: Curaçao (le altre due sono Aruba e Bonaire). Si tratta di una piccola isola caraibica olandese, rinomata per le spiagge nascoste tra le insenature e la grande e ricca barriera corallina, per le case coloniali color pastello, il ponte sospeso Queen Emma, la sinagoga del XVII secolo e il liquore Blu Curaçao.

Quando nel 1492 Colombo navigò nell’oceano puntando alle Indie ma giungendo nel Nuovo Mondo, la piccola isola aveva davanti a sé ancora una storia lunga più di cinque secoli, fatta di migrazioni, cultura e influenza spagnola, portoghese, olandese ed ebraica che si sarebbero fuse con quella locale caraibica; una storia che sarebbe dovuta passare attraverso l’esperienza nefasta della schiavitù e della tratta dei neri d’Africa, vivere la colonizzazione e l’invasione europea fino alla scoperta dei giacimenti petroliferi che hanno reso l’isola punto nevralgico nell’estrazione dell’oro nero. 

E’ proprio su questa piccola isola tropicale che progetti e fallimenti agricoli hanno condotto, un po' per caso, alla creazione di quello che oggi è il simbolo della cultura e della tradizione locale: il liquore blu più famoso al mondo. Si tratta di un liquore preparato con la scorza di arance amare della varietà Laraha (Citrus aurantium currassuviensis, una sottospecie del citrus aurantium, conosciuto come arancia di Siviglia) un tipo di arancia dal caratteristico sapore amaro che cresce sull’isola pur non essendo autoctona.

Le arance, importate dagli spagnoli, non hanno trovato terreno fertile per svilupparsi come coltura redditizia a causa della povertà di nutrienti del suolo e del clima troppo arido, così nonostante i vari tentativi, i primi agrumeti furono un vero e proprio fallimento. Anche l’arancia di Siviglia, particolarmente dolce e succosa, nei terreni sterili si è trasformata in un piccolo agrume verde, dal sapore particolarmente amaro e praticamente immangiabile. Tutti i tentativi di coltivare arance si dimostrarono un vero fallimento, producendo frutti senza valore commerciale che vennero scartati. 

Da questi frutti che il sole essiccava sugli alberi e sul terreno arido, per caso – come spesso avviene nella storia dei prodotti alimentari - se ne ricavò una bevanda ben presto molto apprezzata. Fu una famiglia ebrea ad intuire, per prima, la possibilità di utilizzare questi frutti troppo amari da mangiare, portati sull’isola dagli spagnoli, per trasformarli in un prodotto nuovo e alternativo.

Il liquore Blu Curaçao cominciò ad essere affinato e commercializzato solo nel corso del XIX secolo dalla famiglia Senior che ne divenne il principale produttore. Ancora oggi, per fabbricare il liquore vengono fatte essiccare le scorze d’arancia in modo da far sprigionare tutti i dolci olii essenziali e, successivamente, vengono fatte macerare in alcool, zucchero e acqua per diversi giorni per poi filtrare il tutto e aggiungere le spezie. Il procedimento è in alcuni casi industrializzato e meccanizzato, per altri produttori invece rimane viva la tradizione manuale e i processi vengono effettuati tutti in modo artigianale. 

La Senior & Co., storico e principale produttore del liquore, si autodefinisce “The Genuine Curaçao Liqueur” e riceve addirittura una indennità speciale dal Tax and Trade Bureau degli Stati Uniti per utilizzare la dicitura “genuino e autentico” sulle sue etichette, rivendicandone in tal modo l’unicità del prodotto. L'azienda vanta infatti ancora un processo di produzione su piccola scala che mantiene tutta la tradizione e che inizia con la raccolta manuale delle arance Laraha dagli alberi che crescono sul lato orientale dell’isola. I frutti vengono sbucciati a mano, le bucce essiccate al sole per cinque giorni, poi unite con spezie (cardamomo e chiodi di garofano) e appese in un sacco di tela all'interno di un alambicco di rame in cui viene successivamente miscelato e distillato con lo zucchero. Il liquore risultante viene quindi filtrato, colorato, certificato Kosher (non si dimentichi l’influenza ebraica sulla cultura locale) e imbottigliato in contenitori che rievocano la forma rubiconda dell'arancia Laraha, una volta scartata perché immangiabile, ora pregiata e unica.

Il tipico e iconico colore blu è dato dall’aggiunta di pochissime gocce di colorante alimentare E133 "brilliant blue", ma come diceva Shakespeare “un Curaçao di qualsiasi colore avrebbe un sapore altrettanto dolce”. Il liquore ha un deciso gusto di arancia con gradazione alcolica e amarezza del gusto variabili a seconda del produttore.
Il liquore, in origine incolore, è disponibile in commercio nella varietà blu, rosso, verde, giallo-oro. La colorazione del liquore lo rende particolarmente adatto per la preparazione di cocktail esotici: il Blu Curaçao nella sua versione colore del mare è immancabile per preparare lo Swimming Pool, il Blue Margarita, il Blue Lagoon e il Blue Hawaii.

Photo via Pexels

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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