Mymenu

La startup italiana che ha individuato un segmento del mercato del food delivery finora inesplorato

Mymenu

Il Food Delivery o consegna del cibo a domicilio rappresenta un mercato in espansione, potenziato dalle opportunità che il web offre. Non è semplice tuttavia, per gli operatori del settore, muoversi in questa giungla. I colossi schiacciano le iniziative pur lodevoli dei piccoli imprenditori, da una parte, mentre dall’altra, resistono tra i consumatori dubbi e diffidenze rispetto ad un servizio che sulla carta non dà garanzie. Scegliere la cena attraverso un’app può significare ritrovarsi a tavola con dei piatti non proprio all’altezza delle aspettative.

Un gruppo di ragazzi italiani, partendo da questa considerazione, ha ideato un’applicazione rivolta ad una fascia di clientela abituata a servirsi presso selezionati ristoranti. I loro clienti sono per lo più grandi studi legali e società di consulenza. Mentre l’offerta dei grandi operatori del Food Delivery si concentra su pizza e hamburger, quella che va a ritagliarsi Mymenu, il nome della app italiana, comprende alimenti di altro genere.

Mymenu consegna i pasti direttamente in ufficio, non solo a casa e i suoi scontrini medi valgono circa 37 euro, il doppio rispetto a quelli registrati dai colossi internazionali del cibo a domicilio. Fino ad oggi questa piccola impresa, che tuttavia promette molto bene, ha servito più di un milione di pasti, vantando un fatturato di 5 milioni nel 2018. Tra Bologna, Milano, Brescia, Padova, Verona e Modena, può contare su 500 ristoranti partner.

Una sfida ai giganti, dunque, che ha dato già degli ottimi frutti. E per i consumatori, un operatore in più, che copre tra l’altro un segmento del mercato rimasto fino a questo momento, “inascoltato”. Poter ordinare del cibo da farsi recapitare in ufficio oppure ovunque si lavori, con la consapevolezza che quei piatti sono preparati dal proprio ristoratore di fiducia, non è cosa da poco.

Un servizio come quello offerto da Mymenu e da applicazioni nate nello stesso spirito, amplia le possibilità di un settore che seppure in crescita, conserva delle criticità. E chissà che questa startup non ne ispiri altre. Coniugare tecnologia, qualità, richiesta e offerta non è semplice, soprattutto se non si “ascolta” il mercato, con le sue innumerevoli esigenze.


Fonte: Business Insider

Scritto da Redazione ProDiGus

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