Ivrea: il gusto del Carnevale

Lo storico Carnevale di Ivrea, la battaglia delle arance e il Mercoledì delle Ceneri come occasioni uniche per assaggiare ricette indimenticabili

Ivrea: il gusto del Carnevale

Quanta storia nel Carnevale di Ivrea! Sapevate che si tratta del più antico carnevale storico in Italia? Riconosciuto nel 1956 dal Consiglio dei Ministri come manifestazione italiana di rilevanza nazionale, molti lo associano alla famosa battaglia delle arance che si svolge nelle piazze cittadine, ma questo Carnevale comincia sin dal sabato che precede la terzultima domenica di Carnevale e termina il Mercoledì delle Ceneri, e qui il cibo è più che mai il mezzo per vivere a pieno la tradizione.

Le giornate di festa sono scandite da un cerimoniale complesso, e nel clima festoso si perpetua la lontana tradizione delle “fagiolate” e della polenta con merluzzo e cipolle.  Per preparare i “faseuj grass", ossia i fagioli grassi, occorrono undici pentoloni quanti sono i quartieri della città nei quali si possono assaggiare i fagioli di Saluggia. Questi fagioli sono resistenti alla cottura e restano ben consistenti anche dopo ore di bollitura; vengono cotti con cotenna di maiale speziata e arrotolata e cipolle, quindi uniti al cotechino cotto a parte.

Per tutta la notte del Sabato Grasso di Carnevale si accendono i fuochi per la cottura in piazza; si preparano anche panini al salamino da affiancare ad una scodella di fagioli grassi, il tutto annaffiato da buon vino rosso locale o meglio ancora dal vin brulè, come d’usanza. Le fagiolate sono legate ad una leggenda che risale all’incirca al 1200, quando Ivrea era assoggettata al feudatario Ranieri Biandrate che occupava il Castello di San Maurizio, detto il Castellazzo.

Odiato dal popolo, si narra che il tiranno decise di donare una volta all’anno legumi e fagioli secchi alle famiglie povere che non riuscivano a pagare le tasse. I popolani però, pur restando affamati, in segno di ribellione gettavano i legumi per la strada. L’uccisione del tiranno con l’incendio e la distruzione del Castellazzo portò alla liberazione della città ma settantadue anni dopo il castello fu riedificato dai Marchesi di Monferrato e subì una seconda distruzione con la cacciata dei Monferrato dalla città. 

I fagioli divennero oggetto di scherzosi lanci per la strada durante i giorni del Carnevale, fino a quando, tra il 1830 e il 1860, le giovani fanciulle della borghesia eporediese invece dei fiori e dei coriandoli cominciarono a lanciare arance dai propri balconi contro le carrozze del corteo di Carnevale. I frutti pregiati che provenivano dalla Costa Azzurra servivano alle fanciulle a trarre l’attenzione dei giovanotti  .Dalle carrozze cominciarono presto ad arrivare altre arance in risposta e da qui nacque un duello tra chi lanciava dalla strada e chi dai balconi. Nella seconda metà dell’800 la battaglia delle arance è diventata l’evento più scenografico del Carnevale di Ivrea e con esso si vuole rievocare la rivolta del popolo contro le armate del Feudatario . 

Dopo la seconda guerra mondiale si è deciso di formare ufficialmente le nove squadre di lanciatori, carri e appiedati, con precise regole cavalleresche che impongono l’incolumità dei combattenti. Sono nove le squadre di arancieri a piedi senza protezione che combattono armati di arance contro gli altri arancieri che sfilano sui circa cinquanta carri trainati dai cavalli, protetti da imbottiture simili ad armature medioevali e maschere di cuoio con grate per proteggere gli occhi. 

Dalla terzultima domenica di Carnevale al Martedì Grasso nella variegata manifestazione eporediese si assiste a cortei storici di personaggi di varie epoche in costume con l’esibizione delle bande di pifferi, tamburi e grancasse che riproducono marce militari e canzoni popolari carnevalesche .Ci sono le Zappate, la cerimonia in cui viene scavata la fossa per lo Scarlo, un palo alto ricoperto di erica secca che il Martedì Grasso viene bruciato per celebrare la libertà del popolo dal tiranno e la fine dell’inverno.

E poi c’è la fagiolata del Giovedì Grasso e le battaglie con le arance. E ancora, se non fosse abbastanza per avervi stuzzicato la voglia di partecipare almeno una volta nella vita, a Ivrea è festa anche il primo giorno di Quaresima, il Mercoledì delle Ceneri. Per dare l’ultimo saluto al Carnevale si mangia polenta con merluzzo e cipolle, un piatto di magro che si cucinava nella seconda metà del ‘500 in alcuni rioni della città, su iniziativa di gruppi di cittadini.

Dopo il secondo conflitto mondiale il Comitato della Croazia ha attribuito carattere benefico a questa iniziativa e perciò nel quartiere di Borghetto fin dall’alba i volontari “polentai” cucinano in piazza la polenta e friggono il merluzzo, il tutto condito con sugo e cipolle mentre i personaggi del Carnevale in borghese danno inizio ufficiale alla distribuzione di circa 2000 pasti .Insomma, per Carnevale a Ivrea ce n’è per tutti i gusti, ma il condimento migliore sarà sempre una sana allegria! 

Scritto da Redazione ProDiGus

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