“Like” e scelte alimentari

Quanto ci facciamo (realmente) influenzare dal livello di gradimento dei contenuti food sui social per le nostre scelte d’acquisto e nutrizione?

“Like” e scelte alimentari

Viviamo in un’era in cui non si sa più bene come e dove riuscire a farsi buona pubblicità. In un mondo in cui pagine social sono diventati vere aziende, in cui gli influencer vengono adulati come nuovi guru della comunicazione e dell’indirizzamento delle scelte di massa, il primo luogo dove si concentra l’interesse di sponsorizzazione sono i social media, tanto per gli individui singoli quanto per le aziende venditrici di beni e servizi, naturalmente anche in campo alimentare. 

Alcuni mesi fa Il Fatto Alimentare ha pubblicato un articolo riportando i risultati di uno studio portato avanti dagli psicologi della Aston University di Birmingham: secondo questa indagine - condotta su 169 soggetti d’età compresa tra 18 e 48 anni - le persone sarebbero più inclini a cambiare abitudini alimentari se osservano di frequente sui social (in particolare si è preso in esame l’uso di Instagram) immagini di alimenti sani riportanti un importante numero di like

Ma da questa lettura sono scaturite tante altre riflessioni, perché se è certamente vero ciò che l’indagine ha voluto dimostrare, bisognerebbe estendere il tema anche alla visione di altre tipologie di food content (non solo healthy). E siamo pressoché certi che conducendo un’indagine simile si scoprirebbe che il fenomeno della pubblicità indiretta che scaturisce da una vasta approvazione del pubblico online riguardi in realtà anche altre tipologie di contenuti opposti a quelli che mirano a trasmettere l’importanza del benessere.

Come quelli food porn, che non possono che far scaturire in chi li guarda nient’altro che una conseguenza: il desiderio e la fame. E tra piatti americani che trasudano formaggio fuso, torte, waffle e pancakes ricoperti di strati e strati di salse, granelle e condimenti dolci, se il “gelato blu” (che esiste da trent’anni almeno e tutti chiamavamo “gusto Puffo”) riscuote tanti like, succede che arrivi a tornare di moda, che bambini e adolescenti (e non solo loro) lo ricerchino in giro per le gelaterie garantendosi il consumo qualcosa di accattivante ma ricco di coloranti e insaporito da nient’altro che aromi (spesso del tutto artificiali) aggiunti. 

Si potrebbe notare lo stesso sui “mila” post e like concernenti integratori dietetici e “polverine magiche” per pasti sostitutivi: proposte alimentari che nel 2022, con tutta l’informazione che si ha a disposizione, fa un po' accapponare la pelle veder riscuotere tanta approvazione (a tal punto da chiederci spesso, e persino quasi sperare, che quei tanti like apposti siano in realtà dei fake acquistati per illudere il pubblico dell’approvazione dei prodotti di una certa azienda). Prodotti in polvere che fanno di certo “dimagrire”, ma come? Introducendo cosa nel nostro organismo? Nient’altro che elaborati disidratati frutto di processi industriali, di ricettazioni chimiche e anche in questo caso con aromi aggiunti, che non portano a nessun beneficio (anche perchè appena si torna a mangiare i cibi freschi classici, il peso si riprende, ed è cosa che già prima dell’avvento dei social si riteneva essere ben risaputa). 

La visione di tanti like può spingere anche ad acquistare oggetti di finta utilità in cucina, oppure potenzialmente utili ma fabbricati in materiali del tutto scadenti dalla durata sempre minore (che favoriscono peraltro, di conseguenza, l'incremento dei rifiuti). Quando “sfogliamo” le nostre bacheche social ci sembra che le offerte siano lì per noi, che “l’imperdibile sconto” duri giusto il tempo che volevamo avere per pensare proprio quella sera se effettuare o meno l’acquisto finale. Sconti che poi si scoprono invece costantemente ripetuti (ahi ahi, le imperfezioni degli algoritmi che ci mostrano di continuo i post che abbiamo già visto), perché nella giungla del business sul web “l’offerta” è diventata uno stile di presentazione proprio com’era il vecchio caro “3x2” al supermercato, ma sempre più fumoso, meno trasparente e anzi “apparente”, spesso senza l’applicazione di nessuna reale riduzione di costo sui prezzi da listino originale. 

Altro che l’occasione: oggi è il web che fa l’uomo ladro. E voi non lasciatevi ingannare né dalla visione di copiosi like né da commenti e recensioni, perché tutti possono guidare a scelte alimentari e acquisti non corretti, ingannevoli ora per il benessere, ora per il portafogli, e non di meno anche per il (buon)gusto. 

Scritto da Sara Albano

Laureata in Scienze Gastronomiche , raggiunta la maggiore età sceglie di seguire il cuore trasferendosi a Parma (dopo aver frequentato il liceo linguistico internazionale), conseguendo in seguito alla laurea magistrale un master in Marketing e Management per l’Enogastronomia a Roma e frequentando infine il percorso per pasticceri professionisti presso la Boscolo Etoile Academy a Tuscania. Dopo questa esperienza ha subito inizio il suo lavoro all’interno della variegata realtà di Campoli Azioni Gastronomiche Srl, , dove riesce ad esprimere la propria passione per il mondo dell'enogastronomia e della cultura alimentare in diversi modi, occupandosi di project management in ambito di promozione, eventi e consulenza per la ristorazione a 360°, oltre ad essere referente della comunicazione on e offline di Fabio Campoli e parte del team editoriale della scuola di cucina online Club Academy e della rivista mensile Facile Con Gusto.

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