Più gli alimenti sono lavorati a livello industriale, più il loro consumo frequente accelererebbe il rischio di morte prematura
Thomas Alva Edison è passato alla storia come inventore inesauribile, e anche cibi e bevande ispirarono le sue innovazioni
Se volessimo definire Thomas Alva Edison, il più prolifico tra gli scienziati di tutti i tempi, potremmo forse paragonarlo ad un cervello elettronico, ma mentre anche questo può fermarsi o guastarsi, Edison era praticamente instancabile e inarrestabile nella sua ricerca, non si arrendeva mai all’insuccesso o almeno non lo faceva mai notare. Il merito di questa sua profonda autostima va attribuito a sua madre Nancy, che lo ha sempre assecondato e incoraggiato. Il piccolo Edison non frequentò la scuola; il suo severo maestro non sopportava le tante e strane domande che interrompevano le sue lezioni e arrivò a definirlo uno stupido. La madre di Thomas decise quindi di fargli da maestra e il tavolo da cucina prese il posto del banco di scuola.
Appassionato di fisica e di chimica, egli chiese presto ai genitori di avere un laboratorio tutto per sé e gli fu concessa parte di una cantina piena di ceste e provviste per l’inverno, in cui fu ricavato lo spazio per un tavolo e degli scaffali. Timido e riservato, Thomas strinse amicizia con il decenne Mike, poco più grande di lui, che curava il giardino degli Edison e aiutava nella semina e la raccolta degli ortaggi. È curioso immaginare un piccolo e minuto Thomas Edison sul carretto trainato dal cavallino da lui chiamato Romano nel ricordo della storia romana studiata con la madre; su di esso c’erano insalata, piselli, carote, sedano bianco e mirtilli colti nel bosco.
Sono in viaggio, lui e il suo amico Mike, verso la città per la vendita di quanto raccolto nel tratto di terra a loro concessa da suo padre Sam. Lungo la strada le massaie delle villette compravano la loro merce ancor prima che raggiungessero la città e alla vendita quasi sempre seguiva la visita al negozio del chimico in cui si allineavano boccette multicolori e sostanze in provetta così attraenti. E di esperimenti strani Thomas ne faceva già: dalla cova delle uova prendendo il posto delle oche fino alla somministrazione di acido tartarico e bicarbonato al suo amico Mike perché, attraverso il “gas più leggero dell’aria” che si sarebbe prodotto nel suo stomaco, pensava che questi avrebbe potuto volare.
Edison aveva una memoria stupefacente e una curiosità decisamente fuori dal comune; non basterebbero duecentomila pagine per elencare le sue oltre tremila invenzioni e brevetti, 1093 dei quali negli Stati Uniti e altri ancora in diversi stati. Il suo primo brevetto è un apparecchio elettrico che conta i voti alle elezioni, ed è datato 1869 (anno in cui Thomas aveva solo 21 anni); gli altri seguono in successione, mediamente con una nuova idea ogni due settimane.
Edison dava maggiore rilievo a quelle invenzioni in cui leggeva un contributo positivo al progresso (che stava rapidamente avanzando già alla fine del XIX secolo) e tralasciava invece altri progetti che non avevano un immediato risultato pratico e soprattutto un buon guadagno. Oltre alla lampadina Edison inventò il grammofono, il cinema sonoro sincronizzato al grammofono, sperimentò un sistema per l’estrazione magnetica del ferro dai minerali, e sperimentò dei sistemi per produrre il cemento.
E ancora inventò il dittafono, la batteria elettrica, il ciclostile, la penna elettrica, il tasimetro che permetteva di misurare minime variazioni di temperatura, il fluoroscopio, il fonografo, e la lista potrebbe continuare ancora e ancora. Quando verso il 1870 Edison con i suoi collaboratori lavorava alla lampadina a incandescenza, fu necessario migliorare la tecnica del vuoto per poter aspirare l’aria dall’interno delle lampadine. Ebbene ecco l’idea: le pompe per fare il vuoto potevano essere utilizzate per la conservazione della frutta.
La frutta, la verdura e qualsiasi prodotto organico veniva posto in un contenitore in vetro, e prima di essere sigillato con un altro pezzo di vetro, si estraeva l’aria dall’interno mediante una pompa a vuoto; Edison brevettò questa tecnica come “metodo di conservazione della frutta” nel 1881. Edison ha vissuto da protagonista quella rivoluzione del XX secolo nella quale l’elettricità è entrata nelle abitazioni non soltanto attraverso la luce ma anche attraverso i frigoriferi elettrici, le piastre elettriche, i fornelli e i tostapane.
Nel 1927 praticamente più della metà delle famiglie degli Stati Uniti aveva l’elettricità in casa. La fiorente società Edicraft fondata da Edison in questo periodo lanciò una linea di elettrodomestici di lusso tra i quali compare un articolo per ristoratori, il Sandwich Maker, ovvero la pressa per toast e panini che ancora oggi è utilizzata nei locali di tutto il mondo. Prima della pressa per panini le fette di pane venivano tostate singolarmente; le due piastre in ghisa o alluminio pressofuso riscaldate e incernierate l’una all’altra per tre o cinque minuti, raggiungono temperature che vanno dai 50 ai 300 gradi centigradi e premono i due lati del sandwich fino a renderlo croccante e rigato; le tracce scure che la griglia lascia sulle fette di pane, solo a vederle mettono l’acquolina in bocca!
Non è un caso che il termine toast derivi dal latino “toastum” ovvero cotto al forno e poi annerito, e che “toaster” è il nome dei primi tostapane. L’approccio di Edison all’ambiente della ristorazione non ebbe però grande successo e la sua macchina non fu più prodotta dal 1930; resta però un esemplare in esposizione presso il museo di Fort Myers in Florida. Nel 1974 la multinazionale australiana Breville fece sua l’invenzione e la sua “prima” macchina per fare i toast ebbe grande successo, tanto che in Australia un tipo di toast ha preso il nome della ditta.
Ma Edison oltre che un inventore per antonomasia - tanto che la lampadina è diventata il simbolo stesso dell’idea - rappresenta anche un valido esempio di imprenditore di sé stesso. Dal primo laboratorio di ricerca che realizzò nel 1874 a Menlo Park in Florida, la sua attività si estese infatti con la creazione di industrie e società nelle quali fornì il lavoro ad ingegneri, operai e impiegati, se ne possono contare circa seicentomila. Era cordiale con i collaboratori, li ricompensava con salari generosi e aveva sempre parole incoraggianti per tutti. Il suo sereno ottimismo fu determinante a garantirgli il successo, insieme alla totale dedizione per il lavoro che non prevedeva pause e giorni di vacanza.
A quanti definivano Thomas Edison un genio lui ridendo rispondeva: ”Che grossa sciocchezza! Il mio genio è formato dal 98% di lavoro e dal 2% di fantasia! Il segreto del genio è tutto qui: lavoro, perseveranza, buon senso…”
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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