Chi ha detto "EVO"?

L'acronimo che in tre lettere riassume l'olio extravergine d'oliva è oramai ampiamente utilizzato sia in Italia che all'estero: ma chi lo ha ideato?

Chi ha detto "EVO"?

L’olio d’oliva non è tutto uguale! Connaturato alla nostra cultura e tradizione gastronomica, l’olio per eccellenza è quello extravergine di oliva. EVO è il suo acronimo: tre lettere, una denominazione unica e irripetibile, per un sapore intenso e un profumo fruttato inconfondibile.

Eppure, questa sigla che la consuetudine intende attribuire alla cuoca televisiva americana Rachael Ray e all’uso che ne fece nelle sue trasmissioni televisive (tanto che nel 2007 The Oxford American College Dictionary lo inserì come parola ormai di uso comune nel lessico anglo-americano), deve – secondo altre fonti bibliografiche - la sua paternità all’agronomo italiano Massimo Epifani che lo coniò semplicemente per differenziare con maggiore chiarezza l’olio extravergine dal semplice olio d’oliva. Risale al 2005 la domanda di registrazione del marchio EVO depositata presso la Camera di Commercio di Arezzo proprio da parte dell'agronomo Epifani, con la seguente dicitura: “parola di fantasia, EVO, che potrà essere riprodotta con qualsiasi carattere di stampa o grafia”.

La questione non è del tutto chiara, ed è la stessa Rachael a spiegare la “genesi” del neologismo (ribattezzato racheismo) come frutto della “sua personale cucina impaziente”, espressione della rapidità e dell’immediatezza che caratterizza la lingua del cibo in televisione e nei canali di comunicazione. Non è un caso che la trasmissione della Ray si chiami “30 Minute Meals” e che come lei ha affermato “ho coniato EVOO perché dire extra virgin olive oil più e più volte era troppo lungo e noioso”.

Assente nei repertori lessicografici dell’italiano tradizionale, con solo due anni a dividere l’origine del termine in area anglo-americana da quella in area italiana, il risultato finale è che oggi l’acronimo EVO (con una sola O) è lemmatizzato nel dizionario con una doppia marca grammaticale, cioè sia come aggettivo invariabile che come sostantivo invariabile. E’ da un paio di anni inoltre che alla dicitura EVO si affianca una vera e propria nuova figura del settore eno-gastronomico: l’evologo, ossia l’esperto di olio EVO, colui che attraverso un preciso percorso di formazione professionale sia capace di dare supporto alle aziende e ai consumatori (diremmo l’equivalente dell’enologo, figura ormai affermata e diffusa da oltre un trentennio).

Non si tratta però esclusivamente di una sigla o di un acronimo, perché lo ricordiamo, per un prodotto come l’olio d’oliva esistono molti regolamenti e disciplinari. Si tratta di un prodotto che, prima di arrivare sugli scaffali e sulla tavola del consumatore, segue rigide norme che ne regolano in termini legali il processo di produzione, la materia prima, l’imbottigliamento e l’etichettatura (almeno in Italia). Per definizione, infatti, codificata dalla direttiva 136/66/CEE dell’Unione Europea, l’olio extra vergine di oliva è il frutto della spremitura delle olive ottenuto esclusivamente con processi meccanici che non causino alterazione dell’olio stesso. Le olive non devono subire alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione. 

Vale la pena aggiungere che, nel merito, va considerato anche il regolamento CEE 1531/2001 entrato in vigore il 1° novembre 2003 che regola di fatto tutte le denominazioni degli oli d’oliva vergini (olio d’oliva extra vergine, olio d’oliva vergine e olio d’oliva vergine lampante), degli oli di sansa (di sansa d’oliva, di sansa di oliva greggio, di sansa d’oliva raffinato) e degli oli di oliva (di oliva e di oliva raffinato).

Solo dagli anni ’80 la definizione di EVO, la sua composizione, le sue proprietà organolettiche e i suoi benefici in termini nutrizionali e di salute hanno iniziato a diffondersi ed ad assumere significato e importanza per il consumatore, portando di conseguenza i produttori ad essere più attenti a tutte le fasi dalla coltivazione della materia prima alla etichettatura che, oggi, è una vera carta di identità nella quale sono riportate informazioni imprescindibili, sia quantitativamente che qualitativamente. Si pensi alla provenienza della materia prima, al luogo di spremitura, alla tecnica utilizzata, ai parametri chimici (per esempio l’acidità) e alle caratteristiche sensoriali (fruttato, intenso, delicato).

Inoltre, è bene ricordare che solo per l’olio EVO è possibile trovare denominazioni aggiuntive come DOP (denominazione di origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta) e BIO (agricoltura biologica).

Photo via Pixabay

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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