In un futuro non troppo lontano, Google insegue l’intento di riuscire a segnalare i ristoranti da evitare in base al rischio intossicazioni
Patrizia Cavalli scrive in versi alcune riflessioni profonde intorno ad un mercato ortofrutticolo in chiusura
Poesie per colazione - 153
Era alla luce terribilmente sabato,
quel sole infimo che annunzia svogliatezze
mentre nella piazza fin dentro le mie finestre
chiuse si muoveva il mercato prolungato.
L’ultima offerta e poi si chiude. Poi la festa
untuosa e il silenzio. Già si smontavano
i banchetti con la ferocia trasandata
della fine. Forse era possibile
una corsa per prendere qualcosa, forse
restava qualche cassetta ancora non riposta.
Ma non mi decidevo a quella corsa.
Quando scendevo ormai era tardi
tra i mucchi di foglie di carciofi
e i pomodori sfatti dove una vecchietta china
correva rapace alla riscossa di mezze mele
di peperoni buoni per tre quarti.
Ma io non cercavo frutta marcia o fresca,
io volevo soltanto la certezza
della settimana che finisce,
dell’occasione persa.
Brano tratto da Patrizia Cavalli, “L’io singolare proprio mio” in Poesie, Einaudi, 1992
Photo via Pexels
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