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Riportare le calorie dei piatti sui menu potrebbe favorire scelte più salutari e aiutare uno stile di alimentazione più sana anche fuori casa
Cambiare le abitudini a tavola e le scelte alimentari non è cosa semplice, tuttavia ormai numerosi studi internazionali evidenziano l'importanza di indicazioni nutrizionali dettagliate non solo in etichetta ma anche sui menù per contribuire, in modo fattivo, ad una reale educazione alimentare.
Colazione, pranzo di lavoro, pausa, aperitivo o cene in compagnia: sono innumerevoli le occasioni in cui si mangia fuori casa. In alcuni casi pasti veloci e frugali, in altri veri e propri banchetti… ma siamo certi che, da un punto di vista nutrizionale, siano salutari, equilibrati e completi di tutto quanto necessita il nostro organismo?
Qualcosa ultimamente sta cambiando e la novità arriva da oltreoceano dove, da qualche anno, si è diffusa la pratica di riportare le calorie dei vari piatti nei menù, nell'ottica di fornire una informazione in più per guidare le scelte dei clienti e indirizzarle verso scelte più salutari. Funziona? Come per tutti gli studi e le ricerche in atto, non ci sono risposte certe, tuttavia si evidenzia - su base statistica, proiettata ai prossimi decenni - una importante riduzione di patologie cardio correlate, di diabete di tipo 2, di ipertensione.
La diffusione di questa “abitudine” potrebbe avere inoltre risvolti positivi sia per la salute nel suo complesso, sia nella lotta all'obesità che proprio oltreoceano è una vera piaga sociale con importanti risvolti economici e sanitari. La riduzione delle malattie e dell'obesità porterebbe infatti ad una conseguente riduzione dei costi sanitari di interi paesi. Maggiori informazioni sui menù significherebbero infatti scelte più salutari e consapevoli in materia di prevenzione della salute.
Dal 2018, negli Stati Uniti, è diventata operativa una norma che obbliga le catene di ristoranti e le strutture con più di 20 punti vendita con lo stesso nome, ad indicare la quantità di calorie dei piatti sui propri menù. L'Università di Dartmouth ha condotto uno studio su questa iniziativa da cui emerge che l'indicazione delle calorie rende il cibo meno desiderabile e cambia addirittura il modo in cui il cervello reagisce al cibo: mostrando una diminuita attivazione del sistema di ricompensa e una maggiore attivazione del sistema di controllo.
Secondo uno studio della Drexel University, pubblicato sull’“American journal of preventive medicine”, gli avventori di ristoranti in cui sono indicate le calorie sul menù, hanno assunto in media 155 calorie in meno per le bevande e 151 calorie in meno per i piatti, con una riduzione anche della quantità di sodio e grassi. Questo mostrerebbe dunque che una maggiore informazione sulle caratteristiche dei piatti, compreso appunto l’apporto calorico, aiuterebbe le scelte più consapevoli.
Un ulteriore studio, condotto dagli esperti della Chan School of Public Health di Harvard e da quelli della Tufts University di Boston, pubblicato su “Circulation: cardiovascular quality and outcomes”, fornisce informazioni e dati non solo interessanti ma molto convincenti sulla utilità di questo tipo di provvedimento.
I ricercatori, che hanno effettuato lo studio nell’ambito dell’iniziativa Food Policy Review and Intervention Cost-Effectiveness, patrocinata dai National Institutes of Health, hanno dato un fondamentale contributo per l’avvio ad intraprendere strade concrete per regole nuove e valide da applicare con l’obiettivo ultimo di aiutare tutti a mangiare meglio.
Fonte: Il fatto alimentare
Scritto da Viviana Di Salvo
Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.
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