Chewing gum: è sostenibile?

La gomma da masticare non passa mai di moda, ma forse dovrebbe. Per soluzioni meno inquinanti, iniziano a diffondersi alternative green

Chewing gum: è sostenibile?

Che mantenga il suo nome originale "chewing gum" o si tramuti nella forma italianizzata "gomma da masticare", con le decine di varianti regionali sviluppatesi a contatto con i nostri dialetti fino a divenire espressione popolare dal rimando onomatopeico (chicle, masticante, cicca, ciùingam, ciunga, ciringumma, mosticone), questo prodotto (generalmente al sapore di menta) rappresenta un'abitudine diffusa. Nel tempo ha assunto valenze e usi diversi, divenendo per alcuni un metodo spezza-fame, per altri un'espediente per concentrarsi meglio, per combattere lo stress, per aiutarsi a smettere di fumare o più semplicemente gioco per fare bubbles, senza dimenticare l'uso alla fine dei pasti in mancanza dello spazzolino da denti come surrogato per l’igiene della bocca

Dopo gli studiosi della lingua (anche l’Accademia della Crusca se ne è occupata), i medici, i nutrizionisti, gli odontoiatri e il mondo del marketing e della pubblicità, oggi la gomma da masticare è oggetto di attenzione soprattutto da parte di un'altra categoria di esperti, ovvero ambientalisti, ecologisti e studiosi di ecosostenibilità. Al di là dei consumi, che si attestano intorno a cifre esorbitanti, ciò che oggi preoccupa la comunità scientifica internazionale è la sua sostenibilità ambientale. Il moderno chewing gum infatti, dal sapore gradevole, fresco e dalla texture sempre più ricercata per soddisfare le più svariate richieste dei consumatori attuali, è ben lontana e diversa nella composizione da quella originaria, risalente ad epoca antichissima (si parla addirittura di “chewing gum” risalenti a 5000 anni fa), prodotta naturalmente con linfa vegetale di betulla.  

Considerando solo il nostro paese, il consumo medio giornaliero è pari a 28 milioni di gomme da masticare, delle quali 23.000 tonnellate vengono smaltite in modo non corretto e gettate “liberamente” a terra producendo macchie nere sull’asfalto, gomme che si attaccano alle suole delle scarpe, sulle panchine e sui sedili dei mezzi pubblici, sui muri, sui monumenti e finanche sui banchi di scuola. Si tratta di un problema reale ma evidentemente ancora trascurato che richiede conoscenza, educazione e impegno civico per puntare ad un uso consapevole e realmente sostenibile.

Secondo le ricerche di Legambiente, la gomma da masticare (oggi prodotta industrialmente con gomma sintetica, un polimero derivato dal petrolio che la rende elastica chiamato polisobutilene) è al quarto posto nella classifica dei dieci rifiuti più inquinanti del Pianeta. Non tutti sanno infatti che una chewing gum masticata e “abbandonata” è biodegradabile nell’ambiente solo dopo cinque/sette anni e che il costo per la rimozione dalle superfici varia dai 3 ai 20 euro al metro quadrato, praticamente dieci volte il costo del prodotto in sé, con un evidente impatto economico sulle casse pubbliche (un onere che si aggira intorno ai 23 miliardi di euro l’anno). Forse è anche per questo che a Singapore le gomme da masticare sono vietate e bandite dal commercio dal 1992.

Senza farsi ingannare dal fatto che le gomme da masticare siano un prodotto commestibile (che tuttavia il nostro organismo non è in grado di digerire), è bene sapere che non vanno mai conferite nei rifiuti organici ma nell’indifferenziata: infatti, anche esposte alle intemperie e lasciate in ambiente aperto, né muffe e né batteri sono in grado di cibarsene o decomporle. Risulta così chiaro che la gomma da masticare non è assolutamente green a meno che ci si converta all’unica - al momento – gomma da masticare biodegradabile al 100%, prodotta da una cooperativa messicana secondo l’antica tradizione Maya.

Si tratta della Chicza Rainforest Gum, biodegradabile ed ecosostenibile, interamente vegetale e ricavata dal lattice (chicle) dell’albero del chicozapote, diffuso nelle foreste tropicali del sud-est del Messico. L’estrazione di questo prodotto è eco-friendly in quanto l’albero, che fornisce dai tre ai cinque chilogrammi di materiale gommoso per volta, viene inciso per far colare la resina e poi lasciato riposare per 5/6 anni in modo da non danneggiarne l’equilibrio vitale. La resina di questo albero viene fatta bollire e poi modellata in piccoli mattoncini rettangolari, dolcificati con sciroppo di agave. Questo albero cresce fino a 30 metri di altezza e, oltre a fornire questo liquido gommoso, produce anche un frutto commestibile chiamato sapodilla, simile alle nostre nespole e dal caratteristico profumo di miele.

Lo slogan che accompagna la green chicza è “viene dalla Terra e torna alla terra” perché non solo è biodegradabile (impiega infatti massimo due mesi per dissolversi) ma anche solubile in acqua e, non contenendo ingredienti chimici, una volta secca può costituire nutrimento anche per gli uccelli delle città. Si consideri infatti che molti volatili che abitano i cieli delle città attualmente muoiono soffocati nel tentativo di mangiare i residui di gomme che trovano sui marciapiedi, sui muri e sui monumenti.

La chicza è prodotta seguendo le regole del commercio equo e solidale, i produttori infatti sono i chicleros, cioè i guardiani della selva tropicale, ritenuti tradizionalmente i diretti discendenti degli antichi popoli Maya della penisola dello Yucatan. Grazie ad un sistema di associazionismo cooperativo, questa comunità trae guadagno dalla protezione della foresta e questo significa anche occupazione e miglioramento delle condizioni economiche e sociali della popolazione. Sostituire le gomme da masticare industriali con questa biodegradabile porta in sé effetti positivi per l’ambiente a piccola e grande scala e per la salute; questa gomma naturale è infatti adatta anche per i  celiaci, i vegani, i diabetici, con un costo sul mercato assolutamente competitivo pari a circa 1,5 euro.

Tuttavia in Europa è possibile trovare anche un'altra alternativa: se vi capiterà di viaggiare in Grecia, potrete reperire e portare con voi dei grani di mastica (o mastiha), una resina naturale che si estrae da un arbusto simile al lentisco sull'isola di Chios. Già Ippocrate ne lodava le ottime proprietà per garantirsi una buona digestione, mentre più recenti studi ne hanno confermato le potenzialità antinfiammatorie naturali per l'organismo. I grani vengono masticati esattamente come fossero chewing gum: a contatto con la saliva, il grano si ammorbidisce e diventa piacevole da masticare trasferendo inoltre tutte le sue sostanze benefiche. Inoltre, i grani di mastica aiutano a sbiancare i denti e calmare le infiammazioni gengivali, dunque oltre che sostenibili saranno ancor più ottimi e naturali per una igiene orale "al volo"!

Photo via Pexels

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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