Gli arancini di Montalbano

Andrea Camilleri intreccia nel racconto il legame tra il commissario Salvo Montalbano e gli arancini preparati dalla governante Adelina

Gli arancini di Montalbano

Famoso personaggio dal fascino tutto siciliano nato dalla prolifica penna di Andrea Camilleri, il commissario Salvo Montalbano è il principale protagonista di tante indagini nelle quali cerca di perseguire il suo ideale di giustizia; i casi che risolve riguardano delitti intenzionali o accidentali, simulati o solo minacciati, ma anche passionali o di tipo mafioso, dettati da ambizione o interesse.

Dietro il carattere duro e scorbutico, il commissario Montalbano nasconde una grande umanità, oltre ad essere molto arguto nel trovare il bandolo della matassa dei suoi casi avvolti nel mistero e nell’omertà. Salvo suscita simpatia per la sottile ironia, l’umorismo e la testardaggine che lo porta talora a scontrarsi con le istituzioni, ma soprattutto per l’onestà d’animo che cerca di dissimulare dietro al ruolo di funzionario integerrimo.

Spesso nel personaggio di Montalbano c’è il riflesso dei ricordi, delle sensazioni e delle esperienze vissute da Camilleri nella sua terra di Sicilia in cui sono ambientate le storie più famose . La notorietà del personaggio, oltre che alla ricca e originale produzione letteraria dell’autore, si deve anche alla fiction prodotta dalla Rai che lo ha avvicinato al grande pubblico in Europa e in America .

Il commissario Montalbano ha tre grandi passioni: la forma fisica che mantiene con il nuoto, il buon cibo e il buon bere. Lo si trova spesso al tavolo di un ristorante, magari quello del porto vicino al commissariato di Vigata di cui è affezionato cliente oppure nella sua bella villetta che affaccia sul mare a Marinella, frazione di Vigata, davanti a piatti dal sapore unico e indissolubilmente legati alla tradizione culinaria sicula.

Questi deliziosi manicaretti sono quelli cucinati appositamente per lui e lasciati in frigo o in forno da Adelina Cirrinciò, che nelle storie riveste il ruolo di governante; lei bada alle pulizie di casa e ai pasti domestici del commissario con un’attenzione quasi materna nei suoi confronti .In diversi episodi della fiction televisiva è citata la sua squisita pasta ’ncasciata; in particolare nel racconto “Gli arancini di Montalbano” (che dà il nome alla raccolta pubblicata da Mondadori nel 1999) compare la ricetta dettagliata degli arancini di Adelina a cui il commissario non sa proprio rinunciare.

La storia è ambientata a Vigata nella sera del 31 dicembre; Montalbano, che ha una innata ritrosia ai festeggiamenti, lontano dalla sua compagna Livia che invece festeggia il Capodanno con i suoi amici, riceve diversi inviti per il cenone di San Silvestro ma quello più gradito viene da  Adelina che per la fine dell’anno prepara i suoi arancini. Lei ha due figli, entrambi pregiudicati; quello minore è stato arrestato per furto dallo stesso commissario che cerca di indirizzarlo su uno stile corretto di vita, in occasione della fine dell’anno però Montalbano fa l’eccezione di far uscire di prigione il giovanotto e di farlo accompagnare sotto scorta a casa dalla madre Adelina e qui gustare con lui i suoi ineguagliabili arancini.

Nel racconto è descritta la ricetta degli arancini di Adelina e l’autore Camilleri ha dichiarato di avervi riportato il suo ricordo della nonna Elvira: come lei anche Adelina impiega due giorni per una preparazione coi fiocchi. Le carni di vitello e di maiale in parti uguali vengono cotte a fuoco lentissimo con cipolla, pomodoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno successivo si cuoce il riso che si condisce col sugo della carne e non si aggiunge lo zafferano ;la carne , tritata con la mezzaluna, è mescolata a piselli cotti, besciamella e pezzetti di salame.

Col riso freddato, preso a manciate, si fa una conca nella mano, si mette un cucchiaio del ripieno e si copre con altro riso facendone una palla da impanare con farina, uova e pangrattato. Gli arancini pronti si friggono rotolandoli in olio bollente :“…fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio”. Questa ricetta tradizionale ha subìto nel tempo e nei diversi luoghi alcune variazioni, sia nella forma che negli ingredienti; a Palermo e in alcune zone del Ragusano e del Siracusano è di forma sferica mentre ha una forma piriforme a cono, che ricorda l’Etna, a Catania e a Messina.

Nel ripieno si possono trovare - oltre alla versione intramontabile al ragù, con o senza piselli - mozzarella, prosciutto e besciamella oppure spinaci e mozzarella per vegetariani; altre due varianti sono le arancine farcote con melanzane fritte o con il pesto al pistacchio e altre diverse interpretazioni scaturite dalla fantasia di alcuni chef, non solo siciliani.

Perché questi deliziosi bocconi si chiamano “arancine” a Catania e “arancini” a Palermo non si sa ; la forma corretta dovrebbe comunque essere la prima .Lo chiarisce l’Accademia della Crusca partendo dalla derivazione del nome “arancino” dal termine dialettale siciliano “aranciu” che indica il frutto dell’arancio ; “arancinu” sarebbe quindi il diminutivo di “aranciu”. La Crusca precisa però che sarebbe più corretto il genere femminile col quale in generale si distingue il frutto dall’albero e quindi arancina è meglio che arancino.

Se volessimo poi fare confronti con i supplì alla romana scopriremmo che, come spesso accade, una stessa ricetta con piccole variazioni suggerite dai prodotti e dalle tradizioni culinarie locali porti a cambiare anche il nome al piatto, ma ciò non toglie che dalla Sicilia fino al Piemonte il viaggiatore potrà apprezzare questa prelibatezza a base di riso farcito e fritto... come dice Camilleri, “ringraziannu u Signiruzzu”!

Photo by Redazione Prodigus

Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 al 2023 ha insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali ed ha collaborato con la nomina di Vice Direttore per la regione Puglia alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani. Le piace correlare la scienza al cibo, nonché indagare su storie e leggende, e con Prodigus inizia il suo percorso di redazione di contenuti golosi per gli utenti del web.

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