Tra Europa e vicina Asia Occidentale, abbiamo scovato due preparazioni “parenti” della pizza, tutte da provare
I disturbi dell'alimentazione possono portare alcune persone a nutrirsi di "strani cibi" non commestibili
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono da alcuni decenni oggetto di attenzione crescente da parte della comunità scientifica e socio-sanitaria in ragione della loro sempre maggiore diffusione, anche nelle fasce di età più giovani, e della loro particolare eziologia, complessa e multifattoriale. Anoressia, bulimia, binge eating, ortoressia, bigoressia, disturbo da ruminazione e picacismo (o più semplicemente pica) sono tutti disturbi legati ad un anomalo e patologico rapporto con il cibo che perde ogni caratteristica funzionale per il benessere dell’individuo. Secondo la Società Italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (SSDCA), in Italia ogni anno vengono colpiti da questi disturbi circa 8500 persone.
I DCA si presentano spesso in associazione ad altri disturbi psichici come quelli legati ad ansia e umore. Ecco perché lo stato generale di salute di un soggetto affetto da DCA è generalmente e profondamente compromesso, generando inevitabilmente alterazioni importanti dello stato nutrizionale complessivo. Se non tempestivamente diagnosticati e curati, i DCA possono diventare una condizione permanente e compromettere la salute di organi e apparati (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, nervoso, ecc.).
Il PICA è inserito nel DSM-5 nella categoria dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ed è caratterizzato da una persistente alterazione delle modalità di alimentazione associata a comportamenti disfunzionali che determinano un alterato consumo di “cibo” che può danneggiare significativamente la salute fisica e psicosociale dell’individuo. Lo stato patologico, infatti, determina sia problemi ed effetti acuti che cronici (a medio e lungo termine). Di fronte al problema del PICA può essere difficile individuare i primi sintomi perché spesso chi ne è affetto tende a nascondere ed occultare i comportamenti tipici della malattia stessa.
La Pica si caratterizza infatti per l’ingestione volontaria e continua di sostanze senza contenuto alimentare, cioè non commestibili: carta, argilla, capelli, gomma, vernici, terra, sabbia, sapone e detersivi, bottoni, ecc. Ciò che il picacista mangia può provocare danni e complicanze come occlusione del tratto digerente o avvelenamento da sostanze tossiche (per esempio piombo) o infezioni parassitarie. E’ considerata una patologia di disturbo alimentare strettamente connessa ad altre di tipo psichiatrico (specie schizofrenia, disabilità intellettiva e forme gravi di autismo) per la quale ancora non vi è un preciso e definito protocollo di cura se non la riabilitazione psicologica insieme alla terapia farmacologica psichatrica.
I dati disponibili mostrano fortunatamente una incidenza relativamente bassa di questo DA ma spesso la diagnosi può risultare tardiva e soprattutto difficoltosa; in molti casi si giunge ad una diagnosi del pica solo a seguito di problemi organici (soffocamento, ulcere, occlusione e perforazione intestinale, ecc) che richiedono esami diagnostici e strumentali in grado di evidenziare la presenza di ulteriori danni. In un’ottica generale di prevenzione, diagnosi e cura di questa patologia e delle altre forme di DCA, il Ministero della Salute è impegnato a promuovere azioni scientifiche e di politica sanitaria per implementare le conoscenze e la diagnosi precoce, organizzare gli interventi diagnostici e di presa in carico dei pazienti sul territorio, con lo scopo di assicurare loro appropriati percorsi clinici, assistenziali e di recupero.
Considerati problemi di salute pubblica e data la loro complessità, i disturbi del comportamento alimentare necessitano di interventi tempestivi e strutturati di equipe multi e interdisciplinari per una corretta ed adeguata presa in carico del paziente all’interno di un percorso di cura e guarigione spesso a lungo termine. Il primo step è rivolgersi al medico di medicina generale (medico di famiglia o pediatra) che potrà essere il tramite di riferimento con i servizi della rete regionale dei DA e i centri specializzati per il trattamento che, strutturati sul principio di multidisciplinarietà, sono in grado di agire sia sul versante strettamente medico che su quelli psicologici, nutrizionali e riabilitativi. E’ possibile consultare la mappa nazionale dei centri e delle associazioni specificatamente dedicati ai differenti distrubi del comportamento alimentare sul sito www.disturbialimentarionline.it .
Scritto da Viviana Di Salvo
Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.
0 Commenti