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Alla scoperta dei Trabocchi fra antichi luoghi e strumenti di pesca, oggi moderne oasi di prodotti ittici a km 0
Costa dei Trabocchi (Ch): il grande amore per la pesca antica
La Costa dei Trabocchi corrisponde al tratto di litorale Adriatico della provincia di Chieti, che si estende lungo la Strada Statale 16 Adriatica, ed è caratterizzato dalla presenza diffusa di particolari strutture in legno, che si protendono verso il mare e che ad uno sguardo frettoloso, magari dato durante il passaggio in macchina sulla vicina autostrada, potrebbero sembrare semplici moli in legno, come tanti ce ne sono nelle località costiere italiane.
In realtà queste particolari strutture in legno sono i Trabocchi, antiche macchine da pesca risalenti al XVIII secolo, tipiche delle coste garganiche, molisane e abruzzesi, e come tali tutelate come patrimonio monumentale italiano. Il Trabocco, è realizzato in legno e si compone di una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d’Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall’acqua, due o più lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un’enorme rete a maglie strette detta trabocchetto.
La tipologia originale abruzzese, costruita per fondali meno profondi ma di almeno 6 metri, si caratterizza per la presenza di una piattaforma in posizione trasversale rispetto alla costa, alla quale è collegata da un ponticello costituito da pedane di legno, inoltre le bilance hanno un solo argano, che oggi è azionato elettricamente ma che una volta era azionato a mano dai pescatori.
La loro origine risale ad alcune famiglie ebree che, arrivate in zona da altre aree rurali ed agricole del Regno di Napoli, li idearono e costruirono. Nel Settecento infatti le indicazioni religiose in vigore nel Regno, di cui faceva parte anche l’Abruzzo, vietavano agli ebrei qualsiasi tipologia di attività lavorativa ad eccezione di quelle legate al commercio dei tessuti di seconda mano o al mero sostentamento alimentare della famiglia.
Arrivati in questo tratto di litorale, queste famiglie che non erano certo di tradizione marinara, dovettero ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle condizioni meteomarine della zona, di solito sottoposta a forte vento di maestrale, e permettesse di pescare senza doversi inoltrare per mare. Sfruttando la particolare morfologia rocciosa di alcune zone pescose della costa, i trabocchi vennero costruiti nel punto più prominente di punte e promontori in modo di permettere ai pescatori di gettare le reti verso il largo attraverso un sistema di monumentali bracci lignei.
Il termine “trabocco” deriva da quello delle reti utilizzate e dette “trabocchetti” perchè con questa speciale tecnica, consiste nell’intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. Avvistato il branco, la rete viene calata in acqua grazie ad un complesso sistema di argani, simili a quelli che muovevano gli antichi frantoi, a testimonianza dell’origine agricola di queste famiglie di neopescatori e, allo stesso modo, prontamente tirata su per recuperare il pescato. Ad almeno due uomini, sui quattro che normalmente componevano l’equipaggio del trabocco, era affidato il durissimo compito di azionare gli argani preposti alla manovra della gigantesca rete. Mentre ai rimanenti due era affidato il compito di avvistamento del pesce.
A qualche secolo di distanza dalla loro nascita, i trabocchi hanno perso molta della loro importanza come strumenti di pesca, sostituiti da tecniche e strumenti più moderni, ma molti meccanismi sono ancora funzionanti, anche se con motore elettrico, e sono oggi oggetto di restauro e trasformazione in musei didattici del territorio, come quello di Torino di Sangro, o in piccoli e romantici ristorantini, dove cenare con piatti semplici preparati con il pescato del giorno. Alcune famiglie proseguono parallelamente la tradizione agricola, affiancando all’attività di ristorazione sul trabocco alla produzione e la vendita di conserve e marmellate artigianali: un motivo in più per rendere la Costa dei Trabocchi la vostra prossima meta di viaggio.
Se quindi desiderate una esperienza gastronomica di pesce, veramente a km 0, vi consigliamo di cercare ed assaporare qui il Brodetto alla Vastese, la cui ricetta originale risale ai primi anni del 1800, ma che voi potrete gustare in maniera personalizzata e diversa in base al Trabocco che vi ospita ed al pescato fresco del giorno. Gallinella, lucerna, merluzzo, razza, triglia, soglioletta, tracina e scorfano sono le varietà di pesce normalmente più utilizzate. Oltre al pesce, cozze, vongole, seppioline e pannocchie personalizzeranno la ricetta del Trabocco che avrete scelto. Tra gli ingredienti non mancheranno anche alcune verdure tipiche della zona, secondo stagione, arricchite ed insaporite dal fantastico olio extravergine di oliva locale.
Photo by Lamberto Funghi
Scritto da Lamberto Funghi
Mi occupo di eventi e progetti di valorizzazione del territorio, attraverso iniziative artistiche, enogastronomiche e culturali in spazi non convenzionali. Collaboro con giornali, riviste e radio italiane ed organizzo visite ed incontri dedicati alla valorizzazione del territorio. Dal 2017 ho dato vita alla testata di turismo culturale, enogastronomico ed esperienziale Giroviaggiando (www.giroviaggiandoblog.com). Nell’ambito della stessa, una specifica area, Girogustando, si occupa itinerari enogastronomici.
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