L'evoluzione della cannuccia

Tanto comoda e amata per godersi il sapore di ogni bevanda, la cannuccia ha una storia antica e si evolve per il bene del pianeta

L'evoluzione della cannuccia

Sappiamo tutti, grandi e piccini, quanto sia piacevole e funzionale sorbire una bevanda con una cannuccia, così come siamo ben consapevoli che oggi più che mai occorra farne un uso intelligente. Ciò che stupisce è quanto sia antico e perfino prezioso questo strumento: ce lo raccontano le tracce lasciate dai Sumeri vissuti nel III millennio a.C.

Precisamente, nel sito archeologico Majkop (Russia meridionale) nel 1897 sono stati trovati, insieme a resti umani e oggetti preziosi, dei tubi in oro e argento lunghi circa un metro. La presenza di tracce di amido d’orzo all’interno di questi tubi ha portato a ritenere che essi fossero delle grandi cannucce adoperate per bere birra in gruppo da una stessa anfora durante banchetti e cerimonie. Fra l’altro, poiché ai tempi dei Sumeri la birra era torbida, queste lunghe cannucce presentavano dei filtri di metallo per trattenere le impurità.

I nativi dell’Argentina e del Cile per secoli hanno adoperato invece cannucce in legno con filtro metallico per bere il matè. Con un lungo salto si arriva all’Ottocento per trovare l’uso di cannucce naturali fatte di sottili pezzi di canna o di loglio (lolium), una graminacea assai diffusa nel Mediterraneo come in Asia che però si spezzava e intorbidiva la bevanda attribuendole pure un sapore erbaceo.

Il 3 gennaio del 1888 l’americano Marvin Stone, già inventore di una macchina per portasigarette di carta, ottenne il brevetto della prima cannuccia di carta. Egli avvolse delle strisce di carta attorno ad una matita e le incollò, poi sfilò la matita ottenendo così il tubicino. La cannuccia fu poi perfezionata adoperando carta paraffinata e lo stesso Stone progettò una macchina per produrre cannucce di carta superando così il confezionamento manuale.

Dopo la Seconda Guerra mondiale la cannuccia diventò di plastica e nel 1936 l’americano Joseph Friedman ebbe l’idea della cannuccia flessibile: vedendo che la figlioletta non riusciva a bere con la cannuccia diritta, infilò una vite nella parte superiore del tubicino e avvolse del filo interdentale attorno alla vite per creare lo snodo a fisarmonica una volta estratta la vite. Grazie allo snodo la cannuccia poteva essere inclinata ad angolo permettendo di bere con facilità in particolare ai bambini e a coloro che erano costretti a letto; infatti la prima fornitura di queste cannucce da parte dell’azienda di Friedman fu prodotta per un ospedale.

Nel 1936 A.P. Gildersleeve aveva anche brevettato e immesso con successo sul mercato le cannucce pazze, quelle che presentano curve a spirale o ad anello che sono decorate in maniera stravagante che attraggono i bambini e colorano i buffet festosi. Una variante della classica cannuccia è poi quella “a cucchiaio”, che ha la punta in basso a foggia di piccolo cucchiaio e serve per bevande ghiacciate e sorbetti.

Le cannucce da bevande in brick sono solitamente corte e flessibili; la punta inferiore è tagliata ad angolo per poter forare il recipiente; si butta tutto via e il riciclo non è semplice .Per chi non lo sapesse, esiste persino la cannuccia che fa passare il singhiozzo,la “Hiccaway” ovvero “via dal singhiozzo”, che è stata progettata dal dottor Ali Seifi ,professore associato di Neurochirurgia presso l’Health Science Center dell’Università del Texas a San Antonio e lanciata sul mercato nel 2020 insieme ad altri due collaboratori. La Hiccaway presenta in basso una valvola a pressione, regolabile per adulti e bambini, che crea una maggiore resistenza nel sorbire ;questa resistenza fa contrarre il diaframma fermando quei flussi d’aria che colpiscono le corde vocali producendo il singhiozzo. Bevendo mezzo bicchiere d’acqua e con la hiccaway, al primo e di rado al secondo sorso il singhiozzo sembra vada via nel 90 % dei casi.

Le cannucce aromatizzate alla vaniglia, al cioccolato o alla fragola sono commestibili e rendono più gradevole il latte da bere ai bambini; la loro diffusione è cominciata nel 1956 negli Stati Uniti. Negli ultimi anni le cannucce sono state demonizzate insieme a tutti i manufatti in plastica del tipo usa e getta. Dalle statistiche relative alla presenza di plastiche e microplastiche negli oceani emerge che le cannucce in plastica contribuiscono in misura lieve all’inquinamento, e tuttavia da 2010 la sensibilità ambientalista è notevolmente cresciuta ed ha portato a promuoverne il divieto o comunque la limitazione.

Oggi quindi le cannucce non sono solamente fatte di plastica ma, se monouso, sono anche di carta o di bambù (compostabili); altrimenti sono riutilizzabili, in acciaio o in vetro. Di recente sono state prodotte cannucce riutilizzabili di acido poliattico e silicone, biodegradabili e che si deteriorano meno delle altre cannucce ecologiche. Ma attenzione al greenwashing, la tecnica di marketing adottata da numerose aziende che per incrementare le vendite dichiarano che i loro prodotti sono rigorosamente green per attrarre i consumatori. E non dimentichiamo che spesso il prezzo da pagare all’ambiente per produrre nuove tipologie di cannucce a volte è maggiore del danno che gli si procura adoperando le cannucce di plastica. Ai nostri giorni usate dunque meno le cannucce o optate per tenere in casa quelle lavabili e riutilizzabili. 

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Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 al 2023 ha insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali ed ha collaborato con la nomina di Vice Direttore per la regione Puglia alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani. Le piace correlare la scienza al cibo, nonché indagare su storie e leggende, e con Prodigus inizia il suo percorso di redazione di contenuti golosi per gli utenti del web.

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